sabato 4 dicembre 2010

Arsenico nelle nostre acque: 128 comuni a rischio

L'Europa guarda negli occhi l’Italia e dice No all’ennesima deroga sull’arsenico richiesta dalla Regione Lazio. Il valore massimo consentito dall’Organizzazione mondiale della sanità è di 10 milligrammi per litro. E' categorica la risposte di Bruxelles a seguito della richiesta dell'Italia di aumentare la concentrazione dell'elemento chimico nell’acqua per uso domestico, che al momento si attesta a 50 microgrammi per litro.
Secondo l'Unione europea "Valori di 30, 40 e 50 microgrammi" possono determinare "rischi sanitari, in particolare talune forme di cancro".

In tutto sono 1 milione gli italiani interessati dai valori fuori legge di arsenico (ai quali si somma l’allarme per altre sostanze, come boro e floruro), distribuiti tra Lombardia, Trentino Alto Adige, Toscana, Umbria e, soprattutto, Lazio, dove si trovano 91 dei 128 centri in cui i tassi di arsenico superano i limiti.

I comitati cittadini del Lazio lo avevano detto, lanciando l’allarme e sollecitando invano le istituzioni. È da tempo ormai che lanciano l’allarme e cercano invano di sollecitare le istituzioni, le quali hanno scelto di mascherare il problema a colpi di deroga. Basti pensare alle numerose denunce che sono giunte dal Comitato per l’acqua pubblica di Velletri, che da tempo svolge un’attenta opera di sensibilizzazione sul territorio. «Purtroppo le nostre preoccupazioni erano fondate – dice Astrid Lima, portavoce del coordinamento cittadino – Ora i sindaci dovranno emettere un’ordinanza che vieti l’utilizzo dell’acqua. Ma quali scenari si aprono per gli abitanti? Chi fornirà ora l’acqua potabile alla popolazione? Che accadrà alle imprese locali che la utilizzano per usi alimentari?».

Il dirigente responsabile della segreteria tecnico-operativa Ato2 di Roma, Alessandro Piotti, non condivide però le preoccupazioni del Comitato: «In nessun caso nel territorio della provincia di Roma - dice - la concentrazione di arsenico nell’acqua destinata ad uso umano ha mai superato la soglia di 50 milligrammi per litro imposta dalla Regione. A me non risulta che ci siano analisi della Asl né del Gestore idrico in cui si evidenzino tali valori». Anzi, Piotti si sbilancia: «Non è che a me non risultino, non ci sono. Non ci sono analisi che indichino la presenza della sostanza per valori superiori ai 50 milligrammi». Sfortunatamente per il dirigente responsabile della segreteria tecnico-operativa Ato2 di Roma, le analisi ci sono e affermano il contrario di quanti lui sostiene.

C’è infatti un Rapporto di prova dell’Arpa Lazio (Srm 2010/14989/19808) del primo settembre 2010 in cui si sottolineano i risultati di alcuni prelievi effettuati dalla Asl Rmh (verbale 48) presso la fontanella pubblica di via Lata a Velletri, in provincia di Roma, da cui risulta che la concentrazione di arsenico è pari a 57 milligrammi per litro. Dunque ben 7 punti superiore al valore di deroga concesso temporaneamente dalla Regione. «Siamo ancora in attesa di una comunicazione ufficiale - conclude Piotti -, sembra però che l’Unione Europea sia disponibile a concedere una deroga non superiore ai 20 milligrammi per litro, da riportare entro il 2012 però a 10 milligrammi».

Comuni, Regioni e Province devono ora affrettarsi per informare adeguatamente la popolazione dei comuni a rischio acqua, fornendo indicazioni esaustive soprattutto per le categorie più a rischio. Nel Lazio l’ACEA (l’azienda comunale elettricità e acque), Regione e Commissariato stanno correndo ai ripari sistemando delle specie di filtri per abbassare i tassi di arsenico e miscelare le acque “fuori norma” con quelle provenienti da acquedotti, come quello di Simbruino, la cui acqua è priva di arsenico.
I privati invece possono intervenire installando impianti con filtri a osmosi inversa, gli unici capaci di eliminare arsenico e boro…. anche se il costo di tali impianti non deve essere a carico dei singoli cittadini.

FONTI: Terranews.it, Socialpost.info, Altroconsumo.it, Tg3.rai.it, Ilsole24ore.com

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