venerdì 20 maggio 2011

CCSVI nella SM: Lettera del dott. G. Fresu

Conosco il Prof. Paolo Zamboni da quando lavorava all’Istituto di Patologia Chirurgica di Sassari. Studiava il sistema venoso quando ancora, in fatto di vene, si brancolava pressoché al buio.

La sua costanza lo ha premiato e la sua scoperta è una solida pietra miliare che nessuna invidia o cupidigia potrà scalfire. Siamo in Sardegna e pertanto, chi, in Sardegna, non sa che l’accumulo di ferro è la causa di morte dei talassemici? Pochi invece sapranno che, da molto tempo, è noto che le malformazioni venose si presentano già nella vita intrauterina. Tutti conoscono, o dovrebbero conoscere, almeno quelli del ramo, la funzione delle vene giugulari e della vena azigos. Se queste tre vene presentano restringimenti o torsioni di vario grado, certamente non sono in grado di svolgere la loro funzione correttamente. È molto semplice, come è semplice capire cosa succede quando innaffiando l’orto o il giardino, i tubi di gomma si attorcigliano!

Questo è ciò che succede quando le vene giugulari e la vena azigos presentano restringimenti o torsioni, e non solo, perché all’interno delle piccole vene si presentano delle membrane sottili che il flusso ematico non riesce a perforare e quindi respingono indietro il sangue. Ne deriva un ristagno di sangue che non trova sbocco soddisfacente sia a livello cerebrale e sia a livello midollare. Questo ristagno determina non solo l’accumulo del ferro ma ancora di più, comporta un ristagno anche delle scorie del metabolismo: anidride carbonica e tossine. E non è per caso che le placche si formano avanzando in senso inverso al flusso venoso e al centro della placca si trova sempre una vena. Stante così le cose, il cervello non potendo scaricare il sangue, cerca un’alternativa chiedendo aiuto ad altri percorsi venosi.
Che senso ha constatare l’evidenza della malformazione e poi non intervenire per ripristinare il corretto funzionamento delle tre vene? È rischioso? Non più di tanto se l’intervento è fatto da mani esperte. È lo stesso rischio che corre il cardiochirurgo o il chirurgo vascolare di fronte all’ostruzione di un vaso quando si rende conto che non otterrebbe alcun vantaggio dai farmaci di uso comune. Che c’entra la Sclerosi Multipla con la CCSVI ? Vogliamo, per adesso, concedere che non c’è alcun nesso fra di loro? Non c’è alcun problema.
La Sclerosi Multipla è certamente una patologia neurologica e come tale deve, per adesso, conservare tutto il pingue bagaglio farmacologico e tuttavia, è riprovevole recuperare la corretta funzione venosa? Anche perchè non è un azzardo ipotizzare di ottenere un miglioramento dopo il ripristino della regolare funzione venosa, perché una vena che funziona bene è sempre migliore di una vena stretta e contorta: O no?
Se il paziente con Sclerosi Multipla scopre che le sue vene non funzionano in modo ottimale, e lo si scopre nella quasi totalità dei pazienti con Sclerosi Multipla, perché non si dovrebbe intervenire per ripristinare la regolare funzione delle giugulari e della vena azigos, e specialmente nelle forme più gravi di Sclerosi Multipla, quella Progressiva, per la quale ancora non esiste alcuna terapia? Non farlo sarebbe come accontentarsi, in casa vostra, di un bagno dove lo scarico della vasca, del bidè e del water non funzionano correttamente:
RISTAGNA E PUZZA.

Dr. G. Fresu

FONTE: isolattiva.org
http://www.isolattiva.org/index.php/ricerca/item/47-lettera-del-dott-g-fresu.html


Bella, semplice e chiarissima lettera del Dott. Fresu che riporto con piacere sul mio blog. La tesi del Professore è di una semplicità disarmante: se è stato constatato, e lo è stato, che la netta maggioranza delle persone che hanno la Sclerosi Multipla hanno la CCSVI, perchè mai non si dovrebbe intervenire per liberare quelle vene ostruite che non adempiono bene il proprio "lavoro"? A prescindere dal fatto, per chi ancora non lo crede, che questa possa essere una delle cause della Sclerosi Multipla, in tutti i casi, dove è stato riscontrato questo problema, è logico e doveroso intervenire per cercare di eliminarlo... o no? E dal momento che le possibilità ci sono, perchè aspettare?
Ancora e sempre mi auguro che il buon senso prevalga e che si dia finalmente il via alla sperimentazione del metodo Zamboni.... tanti, tantissimi malati di Sclerosi Multipla aspettano con ansia grandissima di potersi operare.... perchè aspettare ancora e negare loro questa possibilità?

Marco


4 commenti:

  1. mi sembra strano mooooolto strano che di una malattia si conosca una causa certa e si stia li a guardare, qualche interesse di qualche tipo ci deve essere, economico e/o ideologico ci deve essere, non cadiamo dalle nuvole dai.
    Non è solo questione di buon senso secondo me.

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  2. Per "buon senso" intendo dire che, coloro che ci governano, dovrebbero dare la priorità assoluta al bene dei malati, permettendo loro di intraprendere l'operazione in angioplastica alle giugulari dal momento che tutte le persone che lo hanno fatto finora hanno riscontrato dei benefici. Se questo non avviene è perchè si da la precedenza ad altre ragioni e ad altri interessi e questo è una cosa vergognosa! Quali sono queste ragioni e questi interessi? "Ufficialmente" la ragione sarebbe che l'operazione di liberazione in angioplastica alle giugulari potrebbe essere pericolosa e non si ha la certezza che questa possa portare degli effettivi miglioramenti ai malati di SM (mi ripeto però... chi l'ha fatta ha riscontrato sempre dei benefici); da altre fonti sembra invece che le ragioni vere siano di tipo economico e legate alle case farmaceutiche che avrebbero tutto l'interesse a far sì che i malati continuino ad essere malati affinchè si continuino ad utilizzare i loro costosi farmaci.
    Quelle che siano le vere o presunte ragioni, a rimetterci sono sempre i malati che aspettano con il cuore in gola di potersi operare e non lo possono fare!

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  3. Questo "buon senso" è, a mio avviso, alquanto fasullo, distorto e fuorviante. La PTA serve a curare la CCSVI, questa patologia è a valle del cervello rispetto al flusso sanguigno, quindi l'intervento del neurologo nella questione, appare del tutto superfluo, al limite è una riprova dell'esistenza di una correlazione tra intervento e benefici nella SM... dato che il flusso sanguigno venoso porta al cuore, ci si dovrebbe attendere tale preoccupazione eventualmente dal cardiologo, e dato che, come accade nella realtà dei fatti, il malato di SM ottiene spesso dei concreti benefici, è obbligo del neurologo constatarlo e prenderne atto. Sarà al limite da tenere bene in considerazione che, in presenza di una CCSVI, la somministrazione di molecole che inibiscano o influenzino il citotromo P450, ovvero l'enzima che fra le altre cose è addetto all'autoregolazione strutturale e funzionale delle pareti vascolari, può, anche a lungo termine, determinare una vera e propria tossicità vascolare che, con una SM stabile o in progresso, andrebbe certamente confusa con un peggioramento della stessa, ciò sarebbe facilmente riscontrabile, qualora venissero interrogati quei pazienti che, in piena automia, hanno deciso di sospendere ogni terapia precedentemente iniziata, ma chiaramente per fare ciò, sarebbe necessario garantire una terzietà dell'informazione medico scientifica, che a quanto pare, nemmeno il ministero sembra essere in grado di garantire: (www.vita.it/news/view/83291)

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  4. Per maggior precisione, il vero "buon senso" a mio avviso dovrebbe indurre a che l'intervento sia fatto senza se e senza ma, la patologia per cui chiedere l'intervento è la CCSVI punto. E nessun medico in scienza e coscienza dovrebbe opporsi se non sussistono reali e concrete controindicazioni, di quelle constatabili e non degli pseudoragionamenti che hanno solo il fine di mettere in discussione la professionalità di chi si è dedicato, bontà sua, a questo genere di studi; ma fare una sperimentazione di tipo farmacologico su un'intervento chirurgico, è a mio avviso la cosa eticamente più aberrante che la "medicina ufficiale" possa aver mai partorito, se si vogliono stabilire delle correlazioni fra le due patologie lo si può fare benissimo a posteriori, dopo la PTA, continuando invece su questa strada, c'è il concreto rischio che si faccia ancora più confusione e chi ha degli interessi commerciali, finisca ovviamente con essere l'unico a trarne giovamento.

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