giovedì 7 luglio 2011

Forlì, una ricerca: "La diossina raddoppia nei polli e uova vicino all'inceneritore"

FORLI' - "Nei polli più vicini agli inceneritori, i limiti di diossina sono anche il doppio di quel che la legge prevede per queste carni". A rivelarlo è Patrizia Gentilini, a seguito delle indagini, effettuate negli ultimi due mesi, sulla presenza di elementi contaminanti in alcuni prodotti alimentari e nel latte materno. Lo indicherebbero alcune indagini dell'Inca, il consorzio interuniversitario "Chimica per l'ambiente" di Venezia.

"Da medici - tiene a precisare Gian Galeazzo Pascucci, tesoriere dell'Ordine dei Medici - abbiamo il dovere di sostenere le iniziative sul controllo dell'ambiente. I danni che la diossina può creare sono molto gravi e spesso sottovalutati". La diossina è una sostanze che si assume non attraverso l'aria, ma attraverso il cibo. Ed è proprio sul suo "arrivo in tavola" che da anni ha focalizzato l'attenzione di Stefano Raccanelli, responsabile del Consorzio I.N.C.A. che si è occupato delle analisi. "Importante - afferma Raccanelli - è conoscere come le sostanze inquinanti passano negli alimenti, per formulare una dieta che ne operi una riduzione. L'obbiettivo non è fare dell'allarmismo ma una prevenzione".

Nel dettaglio, sono stati svolti i seguenti esami: 3 esami su polli allevati all'aperto, rispettivamente a 800 metri, 2 km, e 20 km ("bianco") dagli inceneritori, 2 esami su uova da galline allevate all'aperto rispettivamente a 800 m e 3,8 km dagli inceneritori, 2 campioni di latte materno in mamme residenti rispettivamente a 500 m e 1,9 km dagli inceneritori. La scelta di questi animali non è stata casuale perché, come precisa Raccanelli, "vivendo all'aperto, sono vittime delle ricadute dei metalli pesanti". Due analisi sono state effettuate anche su campioni di latte materno, in quanto queste sostanze vengono accumulate all'interno dell'organismo della madre e trasmesse al feto durante l'allattamento, soprattutto nel primo mese. I campioni scelti distano non più di due metri dall'inceneritore di Coriano, ad eccezione di alcune uova, lontane più di venti chilometri dall'impianto.

Cos'è emerso? Tutti i campioni di alimenti hanno mostrato di superare i limiti massimi stabiliti dalle normative e anche il latte materno non si è rivelato immune dalla presenza di queste sostanze. "Di fronte a tale risultato - afferma il pediatra Giuseppe Timoncini - mi sento di consigliare alle madri di non dismettere l'allattamento, per la importanza che questo ha nella vita di un bambino. Consiglio di alimentarsi con cibo di corretta provenienza".

I medici sono concordi nel riconoscere che non sono gli inceneritori l'unica fonte di queste sostanze, tuttavia il loro contributo si rivela notevole. Come ci si potrebbe allora tutelare? Secondo Raccanelli "attraverso l'imposizione di controlli obbligatori per legge. In nazioni come il Belgio sono previsti campioni di monitoraggio continui anche per le diossine, in Italia no". Quest'ultimo aspetto allarma anche Ruggero Ridolfi, che dichiara: "gli studi dimostrano che la diossina può indurre tutti i tipi di tumore. Occorrono dieci anni per ridurre solo la metà di quello che oggi assumiamo". E conclude "il numero di tumori è in aumento anche nelle fasce più giovani. Questo deve richiamare l'attenzione dei politici".

Cecilia Lippi

19 aprile 2011

FONTE: romagnaoggi.it
http://www.romagnaoggi.it/forli/2011/4/19/191326/


Articolo molto istruttivo che ci dice, se ancora ce ne fosse bisogno, quanto gli inceneritori sono altamente inquinanti e quanto grande sia il pericolo d'intossicazione da diossine per tutti coloro che vivono nelle loro vicinanze.
Tutto questo ci dice, una volta di più, quanto sia enormemente sbagliato incenerire i rifiuti e quanto sia assolutamente necessario potenziare e capillarizzare al massimo la raccolta differenziata e attuare sistemi diversi che non siano quelli dell'incenerimento per trattare i rifiuti indifferenziati. Come ho già avuto modo di scrivere nel precedente post a proposito dell'inceneritore di Parma, questo sistema esiste già, ed è quello che viene praticato nel centro riciclo di Vedelago dove, con un attenta separazione dell'indifferenziato, attraverso un processo di estrusione (senza bruciare nulla) si ottiene da questi rifiuti dell'utilissima sabbia sintetica che può essere utilizzata per fare tantissime cose. Ecco quindi che ciò che sarebbe stato destinato agli inceneritori o alle discariche può essere riutilizzato.

Nulla deve andare perduto, tutto può essere riutilizzato, secondo il principio della "catena alimentare" che afferma che tutto ciò che è scarto per un sistema biologico diventa materia prima per un secondo sistema biologico e tutto ciò che è scarto per un secondo sistema biologico diventa materia prima per un terzo sistema biologico... e così via. Questo stesso principio può e deve essere utilizzato anche per i rifiuti, che altro non sono che materia, materia pura che può sempre essere riutilizzata per altre cose e per altri scopi.
In questo maniera l'uomo dovrebbe pensare ed agire, secondo il principio della catena alimentare; bisogna puntare a un mondo senza rifiuti, il termine "rifiuto" non dovrebbe nemmeno esistere, e ad un mondo senza inquinamento.
Tutto questo sarebbe veramente possibile, se solo l'uomo lo volesse.

Marco

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