giovedì 29 settembre 2011

La famiglia Tempesta, coniugi disabili dormono in una tenda sotto il Comune

La contestazione dei coniugi Tempesta di Bari va ancora avanti. Sono sei giorni, che marito e moglie, ambedue disabili, si addormentano in una tenda da campeggio posizionata sotto i portici del teatro Piccinini, per reclamare contro il Comune che non afferma il loro diritto all’ottenimento di un casa popolare. Stamane scadrà il termine di sfratto esecutivo della casa in cui risiedono, perciò, dal 29 i due coniugi e la loro figlia di 12 anni si troveranno senza abitazione.

Per sorreggere la protesta della coppia, da cinque giorni, l’Unione Inquilini di Bari, guidata da Annalinda Lupis, ha predisposto un presidio duraturo, vicino alla tenda dei Tempesta.

Giovanni e Giovanna Tempesta, 48 anni tutti e due costretti sulla sedia a rotelle e inabili al lavoro, da 11 anni domandano al Comune una casa popolare. La signora Giovanna riferisce che tutto è iniziato con il parto della loro figlia:

« Noi vivevamo in un monovano, a un piano terra, pieno di scarafaggi. Quando nacque la bambina, nel ‘99, sentimmo l’esigenza di possedere una casa più salubre ».

Così nel 2000 mostrarono domanda per ottenere un alloggio. E’ a questo punto, però che escono i problemi. Infatti, la legge regionale n. 54 del 1984, che regola la decisione e l’assegnazione degli alloggi pubblici, decreta che pensione d’invalidità e indennità di accompagnamento rappresentino fonte di reddito.

I Tempesta hanno circa 600 euro di pensione e 800 euro di accompagnamento. Per un totale di 1400 euro mensili che li dispone in una fascia di rendita troppo alta perché abbiano una casa, quindi metterli solo al 94esimo posto della lista. Giovanna fa sapere che l’importo del loro assegno di accompagnamento è riadoperato del tutto per pagare chi li aiuta, il resto basta faticosamente a portare avanti la famiglia: «Abbiamo cercato delle alternative, ma per una casa ci hanno chiesto 900 euro mensili».

E la casa dove abitano adesso? Un alloggio in affitto in via Papa Giovanni XXIII che fino a due anni fa tenevano grazie al sussidio comunale che copriva l’80% del canone mensile. Dal 2009, il Comune ha soppresso questo sussidio e i consorti da allora sono morosi. A maggio scorso è giunta la notifica di sfratto che, dopo alcuni rinvii, è diventata esecutiva oggi.

Il Sindaco Emiliano è rigido sulla casa. Comunica che ad i Tempesta sarà offerta la somma di 13 mila euro, bastante a pagare l’affitto arretrato o il trasloco in un’altra abitazione, ma il “Sindaco sceriffo” non intende in alcun modo appoggiare i coniugi a svantaggio di altre famiglie che, secondo la elenco, hanno maggior diritto a ottenere l’alloggio. Una graduatoria, per altro, che non è possibile alterare, dice Emiliano, pena la commissione di reato di abuso in atti d’ufficio.

«Conservo una copia dei nominativi» dice Giovanna. La vicenda non pare che si stia risolvendo, i coniugi hanno declinato il contributo del Comune per il saldo della mora, così come di essere accolti nelle tende della Croce Rossa o in camere pubbliche.

«Abbiamo bisogno di una casa per crescere nostra figlia», dice Giovanna. E proprio per la figlia, ora la contesto si complica: vista l’impossibilità del padre e madre di assicurargli un alloggio, il Tribunale dei minori sta iniziando le pratiche per l’affido momentaneo.

28 settembre 2011

FONTE: oltrelebarriere.net
http://www.oltrelebarriere.net/4245/la-famiglia-tempesta-coniugi-disabili-dormono-in-una-tenda-sotto-il-comune/


Gran brutta vicenda questa, che speriamo possa risolversi nel migliore dei modi, per il bene di tutti. Certo è che quando una persona (o due come nel caso dei coniugi Tempesta) oltre a essere disabile (o malata) è anche povera, e questo succede spessissimo, è veramente una bruttissima faccenda.
Quante storie simili a queste ci saranno in giro nel nostro paese, la maggior parte delle quali del tutto sconosciute? Quanta gente malata deve rinunciare persino a curarsi per mancanza di soldi? Quanta gente si ritrova sola, abbandonata a sè stessa, per malattia, disabilità o vecchiaia? Queste sono tutte realtà della nostra società a cui di solito si pensa poco.... almeno fino a quando non ci tocca personalmente o a chi ci sta vicino. Non dimentichiamoci di queste persone, di questa realtà nascosta e sofferente della nostra società.... non dimentichiamoci di loro.

Marco

martedì 27 settembre 2011

Una casa sul mare per salvare la vita di Marinella

di Andrea Tedeschi

Una malattia invisibile, e per questo ancora più minacciosa. Si chiama Sensibilità Chimica Multipla, e dietro una definizione oscura cela un destino ben poco roseo: qualsiasi sostanza chimica con cui il malato viene a contatto può provocargli violente reazioni allergiche, fino al soffocamento. Una patologia figlia della modernità, del progressivo inquinamento dell’ambiente, che colpirebbe in misura diversa dal 3 al 10% della popolazione nazionale. E che nei casi più acuti, come quello di Marinella, ragazza di Bari, porta a un’invalidità praticamente totale.
Patologia dunque molto grave, ma non riconosciuta dal servizio sanitario nazionale. E per questo Marinella, come tutti quelli colpiti dalla MCS, vive con il solo assegno di invalidità di poco più di 250 euro al mese. L’unica cura valida? L’aria di mare. E per questo chi sta vicino a Marinella fa un appello a tutti coloro che possono mettere a disposizione, almeno per la stagione invernale, una casa nelle immediate vicinanze della costa.

26 settembre 2011

FONTE: antennasud.com
http://www.antennasud.com/sezioni/news/attualita/bari-marinella-affetta-da-sensibilita-chimica-multipla/





Appello urgente che posto immeditamente sul mio blog. So ormai per esperienza cosa significa essere colpiti da Sensibilità Chimica Multipla e so quanto sia importante, anzi vitale, per un malato di questa patologia poter abitare in riva al mare.
Per questo invito CHIUNQUE potesse mettere a disposizione una casa per questa ragazza malata grave di MCS, di contattare queste coordinate:

Associazione Amici della Sensibilità Chimica Multipla

amici_mcs@yahoo.it

www.mcscommunity.info


Per fare una donazione a favore di Marinella:

Associazione Amici della Sensibilità Chimica Multipla

IBAN IT83Y 08556 13207 000000264834
Causale: Per Marinella


Un grazie sentito a tutti coloro che potranno aiutare questa ragazza.

Marco

domenica 25 settembre 2011

La famiglia Cozzi, 700 euro al mese ed una vita tutta in salita

La famiglia tira avanti con 700 euro al mese, l'invalidità del marito cardiopatico. La notte l'uomo deve star attaccato ad un macchinario ma potrebbe trovarsi senza corrente

di Diego Giorgi

"Non chiediamo un sussidio fisso e non pretendiamo posizioni di privilegio, chiediamo quello che pensiamo ci spetti, nulla di più". Gianni Cozzi e la moglie Maria Cristina, entrambi 44enni, non stanno passando un bel periodo. Hanno una figlia, una casa da pagare, la spesa, le bollette. Una famiglia come tante si potrebbe dire, se si guardasse da molto lontano. Allora ci avviciniamo e scopriamo che in casa si tira avanti con solo 700 euro al mese. Tutto non ci sta, per il resto c'è la pensioncina della nonna, una lucidissima ottantenne, mamma di Maria Cristina. Un tetto, quattro persone, ed una vita a singhiozzo; si vive a corrente alternata, prospettive brevi, progettualità soffocata ed un futuro oscurato da un eterno presente.

LA STORIA - Questa è una storia da raccontare, e come tutte le storie ha un inizio preciso; il "c'era una volta" lasciatelo alle favole, qui si tratta di un vero e proprio punto di rottura. Sambuca, una frazione di Tavernelle Val di Pesa, estate 2006. Gianni Cozzi è un autista della Sita. Un giorno il cuore fa le bizze, si sente male. Ecco lo spartiacque, ecco come inaspettatamente tutto improvvisamente cambia nella vite degli uomini. Per Gianni si chiama cardiopatia ipocinetico dilatativa. Paura, sgomento, poi anche quello finisce, almeno all'apparenza; diciamo che il tempo rende abitudinaria anche la malattia. Ma la strada allora si era appena impennata, questo come detto è solo l'inizio. Non può più guidare, la Sita gli trova un posto a terra. Passa qualche tempo, il problema cardiaco si aggrava, è il 2008. Il cuore non gli permette più di lavorare, per lui si prospetta una vita di riposo, medicine, niente stress e controlli fissi. Dopo un po' si smette di contare anche i tagliandi. I medici lo dichiarano inabilitato a qualsiasi tipo di lavoro; il 30 gennaio 2009 l'Inps lo dichiara invalido totale permanente, legge 68 con annessa la legge 104. "Per qualche anno ho resistito - racconta Gianni - poi non ce l'ho fatta più".

Eccoci all'osso, alla porta cominciano a bussare i primi problemi. Prima piano, piccoli toc-toc; poi sempre più forte, più forte, veri e propri pugni al portone; finché la porta di casa si spalanca con forza, come un fiume subito dopo aver rotto gli argini. "Non è che prima navigassimo nell'oro - racconta Maria Cristina - facevamo una vita normalissima. Lo stipendio di mio marito ci faceva star tranquilli, nulla di che, ma ci permetteva di fare una vita dignitosa; dopo la malattia sono cominciati tutti i problemi". Sì perché Gianni entra in malattia nel 2008. La malattia dura trenta mesi: i primi dodici a stipendio pieno, i sei successivi a compenso dimezzato ed i restanti dodici a bocca asciutta. Si arriva all'inevitabile licenziamento. Così nell'ottobre 2009 Gianni e la sua famiglia rimangono con un'unica entrata: la pensione di invalidità, poco meno di 700 euro al mese. C'è il mutuo, il vitto, le necessità primarie, le bollette; la nonna per fortuna da una mano, per quello che può. Maria Cristina non può andare a lavorare. La sua giornata è concentrata nello stare dietro agli altri componenti della famiglia: il cuore del marito, i quasi ottanta anni di sua madre, una figlia tredicenne. Per non parlare che anche Maria Grazia ha un'invalidità che supera il 40% cento: è asmatica e diabetica. Lo racconta senza drammi, poi il respiro diventa più affannoso, arriva la tosse, il marito le passa l'inalatore, due respironi e si calma. "Dovrei farmi rivedere anche io, ma per adesso c'è mio marito e mia figlia, poi ci sarà tempo anche per me".

LUCE E BOLLETTE - La vita scorre in casa Cozzi, saltella e vibra ma alla fine riprende a scorrere. Sacrifici, la cinta che si stringe di un paio di buchi, la pensione della nonna. Avanti così. Ma perché avanti così, esiste ancora lo stato sociale, ci sono delle agevolazioni. I coniugi Cozzi lo scoprono tardi ma lo scoprono, c'è sempre la carta dell'ISEE. Così, conti alla mano, l'indicatore della situazione economica equivalente dei Cozzi si attesta su una cifra attorno ai 3.900 euro. Si apre qualche porta, sotto i 6 mila euro lo Stato garantisce alcuni servizi. La vita, se pur di poco, si alleggerisce. Ma la famiglia Cozzi fa un passettino in più. Viene a sapere che sotto certi numeri, l'ISEE garantisce tariffe agevolate anche per le bollette: acqua, luce, gas. Così presenta domanda in Comune, il comune la recepisce e la gira all'Enel ed a Publiacqua. Comincia un altro piccolo Calvario. Facciamo un passo indietro. Ad aprile 2011 arriva la bolletta del trimestre gennaio - marzo 2011: 233 euro e qualche spicciolo. Una batosta per l'economia familiare e non di poco. Gianni chiama l'Enel, non può pagarla tutta insieme e chiede la dilazione. La domanda viene inoltrata negli uffici, Gianni aspetta prima di pagare. Passano i giorni, Gianni non paga, o la rateizzazione o la spesa. Niente, non ottiene risposta. Non paga, aspetta. Nel frattempo si informa, corre al riparo, e come detto sfrutta le possibilità conferite alla dichiarazione ISEE. L'iter in questo caso va spedito, ma il risultato non cambia. Arrivano bollette, le cifre rimangono alte, il dilazionamento degli importi sempre appeso. "Da quando abbiamo presentato domanda al Comune per la riduzione delle tariffe - confessa Maria Cristina - ci sono arrivate cifre astronomiche. Ancora non ne conosciamo il motivo; gli operatori dell'Enel non sanno dirci di cosa si tratta con esattezza. C'è chi parla di conguagli, chi di arretrati, non ci stiamo capendo niente". In pratica la prima bolletta del trimestre 2011 non è stata pagata, a questa si è aggiunta la bolletta del trimestre successivo, ed ora l'Enel ha portato il conto: 349,50. I due coniugi continuano a non capacitarsi: "ci è stato accettata l'agevolazione, ce l'hanno confermato con un sms, - confessa il marito - ho chiesto un pagamento razionalizzato e di questo non so nulla, in più ho diritto all'abbattimento dell'ottanta percento dei costi sui consumi per via che sono obbligato ad usare di notte un macchinario salvavita che mi facilita la respirazione". Ora lo scenario è questo: l'Enel nell'ultimo avviso di mancato pagamento ha minacciato di staccare la luce. La cosa è di per sè problematica, ma qui c'è un aggravante in più. Gianni Cozzi vive di notte attaccato ad un macchinario sanitario, il CPAP (erogatori a pressione positiva) per tenere sotto controllo l'OSAS, la sindrome delle apnee notturne dovuta alla cardiopatia. Quindi l'elettricità in quella casa serve come il pane. "Devono capire - aggiunge la nonna - che per lui la luce è come una medicina".

INPS E PENSIONE - C'è un altro fronte cu sui la famiglia Cozzi sta dando battaglia. La pensione di Gianni. L'Inps gli ha riconosciuto il contributo di invalidità. Gianni ha chiesto di poter beneficiare della legge 222. "Mi hanno riconosciuto l'invalidità totale - dice amaro Gianni - ma non vogliono concedermi il beneficio della 222". Chiesta quattro volte, tutte le volte la domanda è stata bocciata. "Ho 21 anni di contributi, i restanti 19 non li porterò mai a termine, per me la vita lavorativa è finita. Lo Stato questo la sa, come faccio ad arrivare ai 40 anni di contributi. Da una parte la legge decreta che non posso lavorare, dall'altra non mi riconosce un diritto che in queste condizioni non posso aspirare a raggiungere. Non so che fare, riproverò per la quinta volta". E così si ritorna all'inizio della storia, diritti e non sussidi. Cosa rimane, pochi spiccioli.

17 settembre 2011

FONTE: firenzetoday.it
http://www.firenzetoday.it/cronaca/famiglia-cozzi-tavarnelle-aiuto-finisce-male.html


Storie come queste fanno riflettere.... nella vicenda di Gianni Cozzi c'è tutto: la malattia, il dolore, l'impotenza, le difficoltà economiche, il pericolo. Grazie a Dio però c'è anche una famiglia, quella di Gianni, unita e coesa attorno a lui e, sono convinto, cementata più che mai dalle difficoltà che devono quotidianamente affrontare.
Ora spero soltanto che questo articolo serva a smuovere le acque, sopratutto per risolvere i problemi relativi alle bollette della luce (importantissimo vista la situazione di Gianni) e alla richiesta d'invalidità. La famiglia Cozzi del resto non chiede nulla di più che di avere ciò che spetta loro per poter avere un esistenza tranquilla.... e credo che uno Stato civile questo dovrebbe concederlo.

Marco

giovedì 22 settembre 2011

Scoperto il gene responsabile della Sla

Lo studio italiano e americano:
"Un progresso fondamentale in vista della possibile terapia"

di Marco Accossato

TORINO - E’ stato scoperto da un’équipe italo-americana il principale gene responsabile della Sclerosi Laterale Amiotrofica, conosciuta anche come morbo di Lou Gehrig (o malattia dei calciatori), una degenerazione neurologica per ora incurabile che colpisce ogni anno in tutto il mondo 3 persone ogni 100 mila.

La causa della malattia – sia nella forma familiare, sia in quella sporadica - è una mutazione inattesa di un gene: localizzato normalmente nel nucleo, nella sua forma mutata che porta alla malattia «emigra» nel citoplasma innescando un’alterazione della trascrizione del Dna.

Lo studio è stato subito accettato ed è stato pubblicato oggi, dopo appena due settimane, sulla rivista Neuron, la più importante e prestigiosa rivista scientifica internazionale nel campo della Neurologia. La scoperta si annuncia come un progresso fondamentale non solo per comprendere l’origine della malattia, ma soprattutto per cercare una possibile (e per ora inesistente) terapia.

La ricerca ha analizzato 268 casi familiari di Sla americani, tedeschi e italiani, e 402 casi familiari e sporadici di Sla finlandesi: ha permesso di scoprire che il 38 per cento dei casi familiari e circa il 20 per cento dei casi sporadici erano portatori dell’alterazione del gene appena scoperto.

E’ da dieci anni che con le tecniche della genetica tradizionale si cercava a livello del cromosoma 9 un gene che si sapeva coinvolto nella Sla, ma non era mai stato isolato in nessun laboratorio. La scoperta si deve a un lavoro congiunto del Laboratorio di neurogenetica del National Institutes of Health di Bethesda e di numerose strutture italiane: il centro Sla e il laboratorio di Genetica molecolare degli ospedali Molinette e Sant’Anna di Torino, ricercatori dell’università Cattolica di Roma, e il centro Sla dell’università di Cagliari.

Individuato il gene responsabile, si tratta ora di capire che cosa provoca la mutazione del Dna. E saranno questi i prossimi passi della ricerca in tutto il mondo.

21 settembre 2011

FONTE: lastampa.it
http://www3.lastampa.it/cronache/sezioni/articolo/lstp/421367/


Questa notizia, che è stata trasmessa diffusamente anche nei Tg nazionali, è una di quelle notizie che riempiono il cuore di speranza. La speranza è quella che, attraverso la scoperta di questo gene difettoso, si possano gettare le basi per ulteriori scoperte che possano portare, in un futuro speriamo non lontano, a trovare una cura efficace per questa tremenda malattia.
La strada da percorrere probabilmente non sarà breve, ma la via sembra davvero quella giusta.

Marco

mercoledì 21 settembre 2011

Goletta Verde: scarichi fognari, cementificazione e trivelle minacciano il mare

Sono 146 i punti critici e fortemente inquinati disseminati lungo il territorio nazionale, uno ogni 51 km di costa. Sotto i riflettori, ancora una volta, l’emergenza foci: 112 sono infatti quelle risultate off limits a conferma che il problema della mancata depurazione riguarda in primo luogo i comuni dell’entroterra. L’Oscar dell’inquinamento va alla regione Calabria, dove oltre il 60% dei cittadini scarica a mare reflui non depurati a norma di legge, seguita da Campania e Sicilia. E’ la sintesi del tour 2011 di Goletta Verde, la storica campagna estiva di Legambiente, che anche quest’anno in due mesi di navigazione e 40 tappe ha eseguito il monitoraggio dell’inquinamento microbiologico delle acque italiane, causato dall’assenza di depurazione per ben 18 milioni di cittadini a ormai 35 anni dall’approvazione della legge Merli, la prima sul trattamento delle acque reflue.

Scarichi fognari illegali, cementificazione selvaggia delle coste e progetti energetici basati sulle fonti fossili sono i principali nemici del mare italiano” – ha commentato Stefano Ciafani, responsabile scientifico nazionale di Legambiente, nel presentare a Capalbio i risultati dell'indagine. “Serve un ‘Green new deal’ per la tutela delle coste e per il rilancio dell’economia turistica del Belpaese, fondato sulla realizzazione di opere pubbliche davvero utili alla collettività. Si devono aprire nuovi cantieri per realizzare i depuratori per quel 30% di cittadini che ne è ancora sprovvisto, per migliorare un sistema fognario inadeguato a fronteggiare i picchi turistici estivi, per abbattere a colpi di tritolo gli ecomostri di cemento che deturpano le coste. Per non aggravare una situazione già complicata si abbandonino anche progetti insensati come la svendita ai privati delle spiagge con pericolosi diritti di superficie, la corsa alle trivellazioni offshore di petrolio o le ricorrenti proposte di condono edilizio, che costituiscono solo una seria ipoteca per la tutela dell’ecosistema marino e costiero, alla base del turismo di qualità, sempre più importante per il Pil del nostro Paese”.

Se Calabria, Campania e Sicilia, nonostante l’indiscutibile bellezza dei loro litorali, si distinguono a livello nazionale per presenza di scarichi illegali o impianti non a norma o mal gestiti, le regioni dal mare più cristallino sono risultate invece la Sardegna e la Puglia.

Un altro triste capitolo è quello della cementificazione delle coste: nel nostro paese, sono infatti ben 3.495 le infrazioni per abusivismo edilizio sul demanio accertate dalle Forze dell’Ordine solo nel 2010, quasi 10 reati al giorno. Anche in questa poco onorevole classifica il podio è occupato da Sicilia (682 infrazioni), Calabria (665) e Campania (508), che rappresentano insieme il 53% del totale nazionale dei reati sul cemento illegale. Non solo, in queste tre regioni insistono anche quattro dei cinque ecomostri simbolo dell’Italia sfregiata dal cemento abusivo, censiti da Legambiente, da abbattere al più presto: le ville mai finite costruite dalla mafia con la complicità della pubblica Amministrazione a Pizzo Sella, la “collina del disonore” di Palermo; le 35 ville abusive di Capo Colonna a Crotone che, nonostante una sentenza di confisca, sfregiano l’area archeologica; l’albergo di Alimuri a Vico Equense sulla penisola sorrentina; le “villette degli assessori” sulla spiaggia di Lido Rossello a Realmonte nell’agrigentino. A completare il quadro della top five da abbattere al più presto il villaggio abusivo di Torre Mileto nel comune di Lesina (Fg) in Puglia.

Ma il cemento sulle coste non dilaga solo al Sud, ma anche al Centro e al Nord, dove prende le vie legali della speculazione edilizia, delle megaopere portuali e della bolla affaristica delle seconde e terze case. Il Veneto, con progetti di nuove darsene, porti turistici e urbanizzazioni sulla costa in provincia di Venezia, il Friuli Venezia Giulia, con l’espansione urbanistica che riguarda la città di Grado (Go), ma anche le Marche e l’Emilia Romagna, con la cementificazione costiera passata e recente, o il Lazio, con il nuovo porto a Fiumicino, pagano sotto forma di ulteriore consumo di suolo il cospicuo prezzo della bramosia di costruttori ed amministrazioni spesso compiacenti. Ad aggravare una situazione già preoccupante la proposta del cosiddetto “diritto di superficie”, inizialmente prevista e poi stralciata dal Decreto Sviluppo e ora di nuovo in discussione nell’ambito del disegno di legge Comunitaria, che rischierebbe di alimentare ancor di più la colata di cemento sulle coste italiane.

Accanto a inquinamento da scarichi non depurati e cemento legale e illegale, i tradizionali nemici del mare italiano, la minaccia più recente è costituita proprio dalle nuove trivellazioni proposte dalle società petrolifere. “Il mare italiano è vittima di un vero e proprio assedio” – afferma Legambiente. “Si tratta di permessi di ricerca già rilasciati al fine di estrarre idrocarburi dai fondali marini per un superficie di poco inferiore alla regione Campania”. “Se ai permessi rilasciati, sommiamo anche le aree per cui sono state avanzate richieste per attività di ricerca petrolifera, l’area coinvolta diventa di 30mila kmq, una superficie più grande della regione Sicilia”.

Ma il viaggio di Goletta Verde è servito anche per premiare le esperienze più positive per la tutela del mare e delle coste. Sotto questo punto di vista, si distinguono positivamente la Sardegna, la Puglia e la Toscana, le tre regioni più premiate dalle vele della “Guida Blu 2011” redatta da Legambiente insieme al Touring Club Italiano, la bussola per le vacanze di qualità che anche quest’anno ha segnalato le migliori località di mare per trascorrere una vacanza all’insegna di natura e acqua pulita.

Quest’anno è stato il Consorzio Obbligatorio degli Oli Usati (COOU) il main partner della storica campagna estiva di Legambiente. La difesa dell’ambiente e del mare in particolare rappresenta uno dei capisaldi dell’azione del Consorzio. L’olio usato è ciò che si recupera alla fine del ciclo di vita dei lubrificanti nei macchinari industriali, ma anche nelle automobili, nelle barche e nei mezzi agricoli di ciascun cittadino. Se eliminato in modo scorretto, questo rifiuto pericoloso può danneggiare l’ambiente in modo gravissimo: 4 chili di olio usato, il cambio di un’auto, se versati in mare inquinano una superficie grande come un campo di calcio A contatto con l’acqua, l’olio lubrificante usato crea una patina sottile che impedisce alla flora e alla fauna sottostante di respirare. Con la propria attività di comunicazione COOU cerca di modificare i comportamenti scorretti di chi crede che piccole quantità di olio lubrificante disperse nell’ambiente provochino poco inquinamento.

17 agosto 2011

FONTE: unimondo.org
http://www.unimondo.org/Notizie/Goletta-Verde-scarichi-fognari-cementificazione-e-trivelle-minacciano-il-mare


Articoli come questo mi fanno piangere il cuore pensando a quante incurie devono subire i nostri mari: scarichi fognari non depurati, cementificazione selvagge delle coste e trivellazioni dei nostri fondali alla ricerca del petrolio, sono le cause principali del profondo inquinamento delle nostre coste e dei nostri mari. Tutte cose che con un pò di buon senso, di spirito ecologico e di "non dipendenza dal dio denaro" si potrebbero tranquillamente evitare, con grande beneficio di tutti.
L'Italia è il paese più bello del mondo e non posso credere che debba essere deturpato per la noncuranza e la sete di denaro di noi uomini.... e meno male che c'è chi evidenzia questi soprusi e chi ci mette in guardia. Il fatto poi che siano la Sicilia, la Calabria e la Campania a pagare il tributo più grande in fatto di inquinamento costiero mi addolora particolarmente viste le grandi bellezze naturalistiche di queste regioni, in particolar modo proprio quelle delle coste e dei mari, ma non mi sorprende affatto visto che queste 3 regioni sono la casa delle 3 più grandi organizzazioni criminali del nostro paese... e questo non è certo casuale.
Speriamo, speriamo che in futuro le cose possano migliorare.... e tutti noi ci dobbiamo mettere del nostro perchè questo avvenga.

Marco

domenica 18 settembre 2011

Inquinamento killer: a Brindisi record di neonati malformati

Un recente studio condotto dal Cnr di Lecce e Pisa rivela un triste record di malformazioni tra i neonati brindisini. Lo studio non riporta le cause di tali malformazioni ma è forte il sospetto tra la popolazione che il principale responsabile sia l'inquinamento. Sotto accusa il polo industriale.

di Valentina Valente

Il primo record la piccola cittadina pugliese se l'era aggiudicato per le emissioni di gas serra: la centrale a carbone dell'Enel “Federico II”, il primo impianto in Italia per emissioni di gas serra, con i suoi 15 milioni di tonnellate di Co2 l'anno. Oggi uno studio condotto dall'Istituto di Fisiologia Clinica del CNR di Lecce e Pisa presso il reparto di Neonatologia dell'Ospedale “A. Perrino” e della ASL di Brindisi, rivela un altro triste record: quello dei neonati affetti da gravi anomalie congenite.

Tra il 2001 e il 2009, su 7664 neonati, 176 erano affetti da gravi malformazioni. Un dato che supera del 18% quello registrato nel resto d'Europa. Del 67% quello per le anomalie cardiovascolari. Un dato solo parziale, poiché riguardante i neonati, coloro cioè che ce l'hanno fatta a venire alla luce e che non include quindi quelle gravidanze interrotte proprio a causa delle anomalie cardiache complesse che colpiscono i feti prima della nascita. Che sono ben il 50%, secondo il dirigente di neonatologia di Brindisi Enrico Rosati, responsabile dell’Unità semplice di cardiologia fetale e neonatale.

Lo studio inoltre non riporta le cause di tali malformazioni ma è forte il sospetto tra la popolazione che il principale responsabile sia l'inquinamento, ossia quel mix micidiale di sostanze immesse in aria, acqua e sottosuolo dalle numerose industrie chimiche ed elettriche che affollano l'area produttiva della città.

A Brindisi infatti si concentra uno degli agglomerati industriali più invasivi ed inquinanti d'Europa: chimica, energia, carbone, petrolio, gas. Non ci si fa mancare proprio nulla. E poi c'è 'lei', la centrale di Brindisi Sud “Federico II”, con il suo triste primato di centrale a carbone più inquinante d'Italia per emissioni di Co2 e non solo. Ossidi di azoto, ossidi di zolfo, particolato. E poi cloro, arsenico, mercurio, piombo, nichel e cromo: sono solo alcune delle sostanze normalmente vomitate da una centrale a carbone.

Per questo motivo nel 2007 il sindaco Domenico Mennitti aveva dapprima vietato, con un'ordinanza, la coltivazione agricola dei campi limitrofi alla centrale, per poi interdire totalmente la zona a causa dell'elevato tasso di inquinamento dei terreni. Associazioni, comitati, movimenti e singoli cittadini si sono mossi per richiedere alle principali autorità politiche e sanitarie l'avvio di un'indagine epidemiologica per stabilire un'eventuale correlazione tra i veleni emessi dal gigantesco polo chimico-energetico e gli inquietanti dati sanitari emersi.

Molti di noi hanno visto parenti e amici ammalarsi e morire. Viviamo nella preoccupazione che ciò possa continuare e colpire i nostri figli” - si legge nelle lettera inviata dalla rete Brindisi Bene Comune alle autorità - “Chiediamo quindi che sia rapidamente effettuata una indagine epidemiologica che dovrebbe essere condotta su popolazioni a rischio per la prossimità a fonti di emissione comparandole con popolazioni a minor rischio perché a maggior distanza dalle stesse fonti.

Chiediamo che siano ricercate le principali sostanze tossiche e cancerogene, emesse dai processi produttivi delle diverse attività industriali pericolose, nell'aria, nel suolo, nell'acqua, negli alimenti provenienti dalle vicinanze delle predette attività e nel sangue e nelle urine di lavoratori e di cittadini esposti”.

Già tra 1990 e il 1994 l'Organizzazione Mondiale della Sanità aveva rilevato nel brindisino un'altissima incidenza di mortalità dovuta a tumore polmonare, patologie del sistema linfoematopoietico e linfomi non Hodgkin. Soprattutto nella popolazione maschile, ossia quella maggiormente impiegata nelle lavorazioni industriali.

Un altro dubbio da sciogliere è infatti quello legato alle numerose morti di lavoratori del petrolchimico: “Chiediamo in relazione alle morti di lavoratori del petrolchimico una rianalisi della coorte lavorativa del petrolchimico di Brindisi, la cui mortalità è stata erroneamente comparata con quella della popolazione generale. La mortalità dei lavoratori del CVM doveva essere comparata con quella dei lavoratori non impegnati sugli impianti. In questo modo si potrà conoscere, come a Venezia, il numero di decessi in più attribuibili a quella lavorazione”.

16 settembre 2011

FONTE: nientebarriere.blogspot
http://nientebarriere.blogspot.com/2011/09/inquinamento-killer-brindisi-record-di.html


Triste esempio degli effetti dell'inquinamento causato da grandi poli industriali e da centrali a carbone sulla salute dell'uomo.
Dato che industrie e fabbriche non potranno mai essere eliminate completamente, a meno che l'uomo non decida di rinunciare a tutte quelle comodità e modernità di cui si è attorniato in questo ultimo secolo o poco più, cosa realisticamente assai poco credibile, l'auspicio per il futuro è che si vada verso uno sviluppo industriale sempre più eco-sostenibile, attraverso quelle che vengono già oggi denominate bio-fabbriche, e attraverso l'utilizzo di fonti energetiche rinnovabili al posto di quelle che utilizzano carbone e petrolio.
Da parte mia, personalmente, mi auspicherei anche un ritorno verso una società un pò più a misura d'uomo, con aziende di più piccole dimensioni e quindi, per questo, molto meno inquinanti. L'inquinamento non penso potrà mai essere eliminato totalmente, ma certamente può essere notevolmente ridotto, solo che l'uomo si impegni realmente in questa direzione.

Marco

venerdì 16 settembre 2011

Hannah, 8 anni, non suda: il sole può ucciderla

LONDRA - E' una delle 30 persone nel mondo a soffrire di una rara malattia. Hannah Harvin ha solo 8 anni e per un giorno di sole potrebbe morire. La bambina infatti non riesce a sudare per la sindrome di Hay-Wells. Per lei dunque niente giochi in spiaggia, corse a perdifiato, altalene e giostre al parco in una calda giornata di sole.
Per lei l'estate, con le sue alte temperature, potrebbe essere fatale. Il suo corpicino è come una pila che si surriscalda. Si tratta di una displasia ectodermica che impedisce alle ghiandole sudoripare di funzionare. I genitori, Wendy Shires e Richard Harpin, sono sempre in allerta. Perchè la loro piccola anche solo giocando in giardino nei giorni caldi rischia la vita. Hannah vive a Huddersfield, West Yorkshire, papà e mamma si assicurano che la sua temperatura corporea non salga troppo, le spruzzano acqua fredda, le fanno impacchi di ghiaccio all'occorrenza.
La bimba è praticamente inseparabile dal ventilatore. «Dobbiamo stare molto attenti. Usiamo asciugamani bagnati per raffreddarla e spesso immergiamo il suo berretto da baseball in acqua. Hannah dorme sempre con un ventilatore acceso e non esce nei giorni caldi». Come conseguenza della malattia genetica, Hannah ha pochi capelli e ciglia, porta l'apparecchio acustico e, oltre a non poter sudare, non può versare lacrime.
I medici hanno detto ai genitori che si tratta di una malattia genetica e che magari nella famiglia di Hannah, andando indietro di 100 anni, si potrebbe scovare qualcun altro con questa patologia, molto più comune nelle donne. I genitori della piccola, che è anche finita sotto i riflettori della stampa britannica, hanno ricevuto sostegno dell'associazione 'Ectodermal Dysplasia society', che raggruppa i genitori di bimbi affetti da queste malattie molto rare e punta a sensibilizzare l'opinione pubblica. Hannah a ottobre, in occasione di una giornata dedicata alle malattie genetiche, incontrerà altre due ragazze affette dalla sua stessa patologia.

31 agosto 2011

FONTE: Leggo.it
http://www.leggo.it/articolo.php?id=136965

mercoledì 14 settembre 2011

A 13 anni ha il tumore da fumo. «E' la diossina»

Il medico: mai visto un caso così. Industrie, Taranto città più inquinata dell'Europa occidentale.

TARANTO — Tre anni fa, S. aveva 10 anni. E senza aver mai fumato una sigaretta in vita sua era già conciato come un fumatore incallito. Un caso simile, Patrizio Mazza, primario di ematologia all'ospedale «Moscati» di Taranto, non l'aveva mai visto. E nemmeno la letteratura medica internazionale lo contempla. Anche a cercare su Internet, la risposta è negativa: « No items found ». Per questo, Mazza temeva di avere sbagliato diagnosi. Invece no. Quel bimbo aveva proprio un cancro da fumatore: adenocarcinoma del rinofaringe. Come tanti altri tarantini, specie quelli del Tamburi, «il quartiere dei morti viventi».

A Bruxelles forse ancora non lo sanno, ma Taranto è la città più inquinata d'Italia e dell'Europa occidentale per i veleni delle industrie. L'inquinamento di Taranto, infatti, è di fonte civile solo per il 7%. Tutto il resto, il 93%, è di origine industriale. A Taranto, ognuno dei duecentomila abitanti, ogni anno, respira 2,7 tonnellate di ossido di carbonio e 57,7 tonnellate di anidride carbonica. Gli ultimi dati stimati dall'Ines (Inventario nazionale delle emissioni e loro sorgenti) sono spietati. Taranto è come la cinese Linfen, chiamata «Toxic Linfen», e la romena Copša Miça, le più inquinate del mondo per le emissioni industriali.

Ma a Taranto c'è qualcosa di più subdolo. A Taranto c'è la diossina. Qui si produce il 92% della diossina italiana e l'8,8% di quella europea. «In dieci anni — dice Mazza — leucemie, mielomi e linfomi sono aumentati del 30-40%. La diossina danneggia il Dna e un caso come quello di S. è un codice rosso sicuramente collegato alla presenza di diossina. Se nei genitori c'è un danno genotossico non è in loro che quel danno emerge, ma nei figli».

Tre mamme il cui latte risulta contaminato dalla diossina, cinque adulti che scoprono di avere il livello di contaminazione da diossina più alto del mondo, 1.200 pecore e capre di cui la Regione Puglia ordina l'abbattimento, forti sospetti di contaminazione nel raggio di 10 chilometri dal polo industriale (con i monitoraggi sospesi perché sempre «positivi ») sono, più che un allarme, una emergenza nazionale. La diossina si accumula nel tempo e a Taranto ce n'è per 9 chili, il triplo di Seveso (la città contaminata nel 1976). Ma sono sette le sostanze cancerogene e teratogene che, con la diossina, colpiscono Taranto come sette piaghe bibliche.

Mentre però a Bruxelles e a Roma (e a Bari, sede della Regione) si discute, Taranto viene espugnata dalla diossina. Basta dare un'occhiata, oltre che ai dati Ines, ai limiti di emissione, il cuore del problema. Il limite europeo è di 0,4 nanogrammi per metro cubo. Quello italiano, di 100 nanogrammi. «Un vestito su misura per l'Ilva di Emilio Riva», dicono le associazioni ambientaliste. «Siamo in regola e abbiamo anche investito 450 milioni di euro per migliorare gli impianti», replica l'Ilva, che l'anno scorso ha realizzato utili per 878 milioni, 182 milioni in più dell'anno prima e il doppio del 2005.

L'Europa però è dal 1996 che ha fissato il limite di 0,4 nanogrammi. L'Inghilterra, per esempio, si è adeguata. E la Germania ha fatto ancora meglio: 0,1 nanogrammi, lo stesso limite previsto per gli inceneritori.

Nel 2006, Ilva e Regione Puglia hanno anche firmato un protocollo d'intesa, ma con scarsi risultati. La «campagna di ambientalizzazione» procede a rilento e sembra che l'Ilva intenda concluderla nel 2014, proprio quando scadrà il Protocollo di Aarhus, recepito anche dall'Italia, che impone ai Paesi membri di adottare le migliori tecnologie per portare le emissioni a 0,4-0,2 nanogrammi.

Eppure a Servola, Trieste, acciaierie «Lucchini», per risolvere il problema è bastato un decreto del dirigente regionale Ambiente e Lavori pubblici, che ha imposto al siderurgico, pena la chiusura, di rispettare i limiti europei. In due anni, grazie anche alle pressioni della confinante Austria, il miracolo: dalla maglia nera, in tandem con Taranto, Servola è diventata un centro di eccellenza, con la diossina abbattuta fino al teutonico limite di 0,1 nanogrammi.

Certo, con una legge regionale, o con un decreto come quello friulano, si eviterebbe anche il referendum sull'Ilva, giudicato ammissibile dal Tar di Lecce e sicura fonte di drammatiche spaccature fra i 13 mila dipendenti del siderurgico.
Invece c'è soltanto una delibera del consiglio comunale di Taranto che chiede timidamente alla Regione «di fare come in Friuli». Ma la Puglia non confina con l'Austria. Al di là del mare, c'è l'Albania.

Carlo Vulpio

21 ottobre 2008 (ultima modifica: 10 dicembre 2008)

FONTE: corriere.it
http://www.corriere.it/cronache/08_ottobre_21/fumo_diossina_3e4495ce-9f40-11dd-b0d4-00144f02aabc.shtml


Articolo un pò datato, che ripropone l'enorme problema dell'inquinamento ambientale generato dall'Ilva di Taranto. Che un bambino a soli 10 anni debba ritrovarsi con un tumore ai polmoni dice tutto in proposito, al punto da suscitare stupore perfino col suo medico.
C'è bisogno di aggiungere altro? Io credo proprio di no! L'unica cosa di cui ci sarebbe veramente bisogno è di fermare questo colosso siderurgico che nel corso del tempo ha seminato una scia di malattie e morti premature difficilmente calcolabile. Ma tutto continua così com'è sempre stato, si fa finta di niente e si va avanti come sempre. E intanto la gente continua ad ammalarsi... e a morire.

Marco

lunedì 12 settembre 2011

Costretta a vivere in auto per gravi allergie malata multata: 4 mila euro in 2 anni

Storia di Ester, afflitta dalla sindrome da Sensibilità Chimica Multipla (MCS): calvario iniziato 10 anni fa, con una crisi respiratoria. «La mia vita è stata stravolta»

ROMA - E’ stata costretta a vivere in auto per due anni, collezionando 4.000 euro di multe per divieto di sosta. Ester non è una senza fissa dimora, ma una malata a cui una patologia che quasi nessuno conosce in Italia ha tolto tutto. Prima il lavoro, poi la casa e infine l’amore. Una non vita. E tutto a causa dell’MCS, la Sensibilità Chimica Multipla, una sindrome immunotossica infiammatoria che altera il funzionamento di alcuni enzimi.

LA SCOPERTA DELLA MALATTIA - Il suo calvario è iniziato dieci anni fa, a soli trent’anni. Ha lavato i capelli con un balsamo ed è finita all’ospedale di Rieti con una crisi respiratoria. «La mia vita è stata stravolta, non posso entrare a contatto con nessuna sostanza chimica». All’inizio è stata la casa a darle problemi. L’odore del bucato appena steso nel cortile era insopportabile. In ufficio non riusciva a tollerare il profumo dei colleghi, ma i medici riconducevano tutto a una «semplice» allergia.

VITA DA NOMADE - L’unico rifugio sicuro, a un certo punto, era diventata la sua macchina. Un giorno Ester l’ha parcheggiata a pochi passi dall’Ospedale San Giovanni a Roma e da lì non si è più mossa per quasi due anni. «Vivere in auto è stata una costrizione – ricorda – mi lavavo nel giardino, che facesse freddo o troppo caldo». Dopo qualche tempo la sua automobile è stata notata anche dalla polizia municipale che l’ha multata ripetutamente per divieto di sosta.

«MI PRENDEVANO PER MATTA» - «Alcuni vigili non si rendevano conto della mia condizione e agivano per dovere, altri semplicemente mi scambiavano per matta». Motivo per cui Ester è costretta a portare nella sua borsa un certificato di sanità mentale «per essere creduta». Una malattia difficile da diagnosticare. Oltre agli effetti della malattia è questo l’altro grande dramma di chi è affetto da MCS: essere considerato un malato psichiatrico da curare con psicofarmaci. Un errore diagnostico che finisce per aggravare il quadro clinico.
«Questa patologia causa una ridotta capacità di metabolizzare anche alcuni farmaci, primi fra tutti gli psicofarmaci», spiega il professor Giuseppe Genovesi, responsabile dell’unico centro in Italia per la diagnosi e la cura dell’MCS all’Umberto I. Un centro nato dopo che la Regione Lazio, tra le prime in Italia, ha riconosciuto questa patologia come invalidante.

PATOLOGIA INVALIDANTE - L’MCS è infatti una malattia emergente aggravata dall’inquinamento. «Chi ne soffre è una sorta di sentinella dell’ambiente – sottolinea Genovesi – e si accorge prima degli altri della presenza di sostanze tossiche nell’atmosfera». Per cercare aiuto spesso, però, Ester si è rivolta al suo medico di famiglia, il dottor Giovanni Belli, che da subito l’ha creduta. «Una notte mi ha chiamato dalla sua auto perché aveva una crisi respiratoria e le ho somministrato del cortisone – ricorda il medico -. Rivolgo un appello ai miei colleghi: non etichettate queste persone come malati psichiatrici, bisogna andare oltre quello che ci hanno insegnato all’università». Per Ester non è possibile, infatti, rivolgersi direttamente a un pronto soccorso.

CODICE ROSSO PERMANENTE - «Porto sempre con me anche un certificato che mi consente di entrate direttamente in codice rosso, senza sostare all’accettazione, perché – racconta non posso tollerare neanche i prodotti per lavare i pavimenti». Anche a causa dell'indifferenza delle istituzioni, questi malati sono spesso soli. Una condizione che questa donna conosce bene e che l’ha spinta a fondare nel 2009 un’associazione.

APPELLO A SINDACO E VIGILI - Lei non lo dice, non lo chiede - anche se ritiene «ingiuste» le multe che le hanno comminato. Ma Corriere.it lancia un appello al sindaco, al Consiglio comunale e al Comandante della Polizia Municipale: annullate le contravvenzioni a Ester; e aiutatela a curarsi.
Aiutate lei e gli altri soggetti affetti da MCS: «Ascoltando gli altri malati ho capito che quello che feriva di più era l’indifferenza che ci circondava. Con l'associazione "Anchise" abbiamo voluto dare un punto di riferimento a chi deve combattere contro questa patologia». Se la malattia divora tutto, infatti, continuare a sperare diventa l’unico modo per sopravvivere. «Anche se so che è impossibile vorrei tornare a vivere una vita utile, magari lavorare – confessa Ester -. Spero che le istituzioni ci aiutino a sentirci ancora parte di questa società».

di Sofia Capone e Giuseppe Cucinotta

08 settembre 2011(ultima modifica: 10 settembre 2011 20:14)

FONTE: corriere.it
http://roma.corriere.it/roma/notizie/cronaca/11_settembre_8/storia-ester-malata-4mila-euro-multe-1901482319128.shtml


Video del Tg 1
http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-0980afae-b455-4bea-ad27-1cf8e65fc932-tg1.html

Video corrieredellasera.it
http://video.corriere.it/storia-ester/db6f2710-da11-11e0-89f9-582afdf2c611


Ringrazio di cuore Ester Lupo per questo servizio che è stato trasmesso anche al Tg1 e ha permesso a tanta gente di conoscere non solo la sua realtà quotidiana, ma anche e sopratutto la Sensibilità Chimica Multipla, questa patologia ancora troppo poco conosciuta dal grande pubblico.... e non solo.
So che il Comune si è subito mobilitato per l'annullamento di queste multe e di questo posso solo essere contento... spiace soltanto constatare che si debbano sempre coinvolgere i mezzi di comunicazione per arrivare a questi provvedimenti. In tutti i casi ora l'MCS, grazie a questo servizio, è diventata un pò più conosciuta, e questo è già un piccolo traguardo raggiunto, in attesa di altri più grandi per il futuro.

Marco

sabato 10 settembre 2011

Gli USA avvisarono D'Alema: “L'uranio impoverito uccide”


Documenti Nato e filmati dimostrano che il governo non adottò misure di protezione per i nostri soldati

All'epoca del conflitto dei Balcani il governo di centrosinistra non poteva non sapere che l'uranio impoverito uccideva. Ci sono carte sconvolgenti che lo provano. Che parlano chiaro. Documenti top secret su carta intestata Nato che testimoniano come i vituperati alleati americani avessero messo in allerta anche l'esecutivo D'Alema dei pericoli per i soldati italiani collegati alle sostanze contenute nei proiettili usati in Bosnia e in Kosovo e precedentemente anche in Somalia.
Le direttive emanate dalla Nato sin dalla metà degli anni Novanta – e di cui oggi si discuterà nei dettagli in un attesissima conferenza stampa a Montecitorio – parlano di precise precauzioni da adottare in casi di contatti con obiettivi colpiti con missili all'uranio e di passaggi su territori bombardati con la stessa tipologia di armamento. Filmati, fotografie e relazioni scritte confermano, invece, che gli italiani in divisa hanno operato in tutt'altre condizioni: senza difesa, senza precauzioni, senza aver la benchè minima conoscenza degli effetti scaturiti dal “Du-238” col quale si veniva a contatto. Nelle note degli specialisti statunitensi si dettavano suggerimenti sul modo di vestirsi, su come intervenire in casi sospetti entro un periodo di tempo ben determinato, come e quando indossare mascherine, guanti, tute e quant'altro per difendersi dall'attacco delle polveri invisibili e assassine. Un vandemecum per sopravvivere ad ambienti contaminati (si fa l'esempio dell'atteggiamento da tenere in depositi con armi all'uranio, davanti a un obiettivo colpito dalle ogive dei proiettili esplosi – per esempio - dagli aerei A 10 anticarro).
Ma c'è di più. Leggendo fra le righe della risoluzione della terza Commissione difesa n° 7-00795 dell'11 novembre 1999 (un anno prima dell'esplosione del caso Uranio), accolta e approvata dall'allora governo di centrosinistra, si legge della perfetta conoscenza “del pericolo prima di tutto chimico piuttosto che radiologico” al momento di mandare i nostri ragazzi allo sbaraglio sotto la copertura di una missione umanitaria. Nel mentre piloti, parà, bersaglieri, carristi e granatieri italiani si alternano per portare la pace in un area devastata dalla guerra, il nostro governo faceva suoi gli impegni della Commissione mettendo nero su bianco una frase che oggi suona terrificante: “Una polvere molto fine di ossidi di uranio si disperde nell'aria ed è facilmente assorbibile dall'uomo”. Sempre dalla medesima risoluzione risulta che lo stesso esercito USA (leggi Pentagono) “ha prodotto e messo in circolazione un video per informare e allertare le truppe sui rischi connessi all'uso di proiettili all'uranio impoverito e ha predisposto un elenco di precauzioni da adottare per evitare il pericolo di contaminazione”. Per la cronaca, il video era del 1995. E sempre per la cronaca, a sentire il maresciallo Domenico Leggiero dell'Osservatorio militare, “nessuno dei soldati italiani ha mai visto quel filmato”. E proprio stamattina Rainews 24 trasmetterà un video con la testimonianza di un soldato italiano impegnato in Somalia, che ha poi avuto un figlio malformato. Ma c'è un dato politico su cui riflettere. Quello stesso governo che sapeva dei rischi chimici dell'uranio impoverito istituì, a sorpresa, la “commissione Mandelli” per i soli rischi radiologici (già precedentemente esclusi). “Chi mandò i ragazzi a morire – commenta Leggiero – ha volutamente creato una commissione con il preciso intento di autoassolversi da colpe gravissime”. Questo accadeva nel 2000, anno in cui le proiezioni dell'ospedale di Sarajevo sancivano l'incremento costante di forme tumorali con aumenti esponenziali per tumori legati alle vie respiratorie e linfatiche, tumori provocati dall'uranio impoverito.

di Gianmarco Chiocci


Questo articolo denuncia chiaramente come il problema dell'uranio impoverito fosse perfettamente a conoscenza del nostro governo, e di conseguenza anche dell'esercito, eppure nonostante questo i nostri soldati sono stati mandati allo sbaraglio senza esserne messi al corrente e senza difese e precauzioni. Un omertà GRAVISSIMA da parte del nostro governo, che GRIDA GIUSTIZIA per tutti quei ragazzi che sono morti (vedi il caso di Valery Melis, riportato nel precedente post) nell'adempimento del loro dovere, oppure che stanno lottando contro malattie altamente invalidanti (come è il caso del maggiore Calcagni) o incurabili.

Francamente sono davvero sconcertato dinanzi a tutto questo.... e non posso non chiedermi il perchè di tanta scandalosa omertà? L'unica risposta che riesco a darmi è che il nostro governo temeva forse che, messi al corrente i militari dei rischi che avrebbero corso in queste missioni, forse si sarebbero rifiutati di parteciparvi, e questo il nostro Stato non se lo poteva permettere viste le delicate questioni diplomatiche che ci legano con le altre nazioni, in particolar modo con gli Stati Uniti. Ammettere poi i rischi dell'uranio impoverito avrebbe significato anche dover risarcire tutte quelle persone che ne sarebbero rimaste vittime, altra cosa che evidentemente il nostro governo non aveva nessuna intenzione di fare. Meglio far finta di niente quindi.... e lasciare che i nostri ragazzi andassero al macello ignari di tutto!

Ma tutti i nodi vengono al pettine prima o poi, la verità presto o tardi viene sempre a galla, come infatti è accaduto..... ed ora voglio solo sperare che lo Stato cerchi almeno in parte di rimediare alle conseguenze della sua omertà, non lasciando soli a loro stessi tutti coloro che si sono ammalati servendo la Patria e impegnandosi in missioni umanitarie di grande valore, nonchè provvedendo a risarcire le famiglie di coloro che hanno visto i propri figli stroncati da mali incurabili per gli stessi motivi. Tutto questo nella concreta speranza che in futuro certi errori non si ripetano mai più e che certe verità non si TACCIANO MAI PIU'!!!

Marco

giovedì 8 settembre 2011

Lo Stato pagherà per la morte di Melis. La madre: "Era quello che voleva Valery"


Secondo i giudici di Cagliari l'Esercito sapeva dei rischi a cui erano esposti i soldati nei Balcani e non fece nulla per proteggerli. L'inchiesta penale è stata archiviata. La madre di Valery: "Mio figlio si era battuto per questo quando era in vita, noi abbiamo continuato la sua battaglia".

"Stavamo aspettando da sette anni questo risultato e finalmente è arrivato. Era ciò che voleva mio figlio: che fosse riconosciuta la causa del suo male. I soldi non lo faranno ritornare. Valery si è battuto per questo quando era in vita e noi abbiamo continuato la sua battaglia". Parla adagio Marie Claude Melis, di origine francese, mentre commenta la decisione del Tribunale civile di Cagliari che ha condannato il Ministero della Difesa a risarcire con 584 mila euro i familiari di Valery Melis, il militare di Quartu morto nel febbraio 2004 dopo una lunga malattia che lo aveva colpito quattro anni prima, di ritorno da una missione in Kosovo. Il giudice Vincenzo Amato ha anche ritenuto responsabile l'Esercito di essere stato a conoscenza dei rischi a cui i soldati andavano incontro negli anni Novanta, durante le missioni balcaniche. "Deve ritenersi - scrive il giudice - che il linfoma di Hodgkin sia stato contratto dal giovane Valery Melis proprio a causa dell'esposizione ad agenti chimici e fisici potenzialmente nocivi durante il servizio militare nei Balcani, atteso che proprio i detriti reperiti nel suo organismo hanno ben più che attendibilmente causato alterazioni gravi alle cellule del sistema immunitario come rilevato con frequenza di gran lunga superiore della media per i militari rientrati dai Balcani". Parla di "sentenza storica" l'avvocato della famiglia, Ariuccio Carta, mentre la madre del ragazzo, Marie Claude Melis, ha ricordato la lotta del figlio contro il male: "Valery era convinto di farcela, purtroppo non è stato così". Lo Stato dovrà pagare 233.776 euro a testa ai genitori del militare e 55.444 ad ognuno dei due fratelli, più 23 mila euro di spese processuali. Dopo l'archiviazione dell'inchiesta della Procura, condotta dall'ex procuratore aggiunto di Cagliari Mario Marchetti, la sentenza del Tribunale civile sembra puntare comunque l'indice sull'Esercito: "Nonostante fosse stato preavvertito da altro comando alleato - ha proseguito il giudice Amato - non aveva fornito alcuna informazione del pericolo e dall'altro non aveva adottato alcuna misura protettiva per la salute, così esponendo Valery Melis alla contaminazione". Il militare morì a 27 anni, il 4 febbraio 2004, dopo aver a lungo combattuto contro il linfoma che lo aveva colpito: nel 1997 e nel 1999 aveva partecipato alle missioni in Albania e Kosovo, nel contingente interforze che partecipò alla guerra nei Balcani. Molti altri soldati sardi si sono ammalati di ritorno da missioni in scenari internazionali: fra questi il maresciallo Marco Diana, che continua la sua battaglia, e Salvatore Vacca, fante del 151/o Reggimento della Brigata Sassari, scomparso a 23 anni nel settembre 1999 per una leucemia acuta.

VITTIME DELL'URANIO - "La sentenza di Cagliari è la quarta in questo senso, quindi sulla vicenda si sta affermando una incoraggiante giurisprudenza, anche se solo nel campo civile. Adesso c'è da augurarsi che il Ministero della Difesa non si opponga anche in questo caso e che riconosca ai familiari di Valery Melis quel che gli è dovuto". Lo ha detto Francesco Palese, ideatore e curatore del portale Vittimeuranio.com. Commentando la sentenza del Tribunale civile di Cagliari, che ha condannato il Ministero della Difesa a risarcire i familiari di Melis, uno dei tanti militari, almeno 200, che hanno perso la vita per possibile contaminazione da uranio impoverito, Palese si è augurato la pronuncia del Tribunale civile serva da segnale, un invito a venire allo scoperto e a pretendere i diritti per "i tantissimi ragazzi che continuano a soffrire nel silenzio. Si parla di almeno 1500 malati - conclude Palese - sparsi in tutta Italia, in particolare al Sud".

13 agosto 2011

FONTE: unionesarda.it
http://www.unionesarda.it/Articoli/Articolo/231988





Notizie come queste fanno grande piacere perchè quello dell'uranio impoverito è un argomento ancora troppo poco conosciuto, nonostante le tante vittime che ci sono state a causa sua (oltre ai tantissimi malati), in particolar modo tra i militari. Questa causa vinta non riporterà in vita Valery, ma rende comunque giustizia alla famiglia Melis che per diversi anni si sono tenacemente battuti per veder riconosciuta la causa della malattia del loro figlio come lo stesso Valery desiderava.

Marco

domenica 4 settembre 2011

Salvatore Crisafulli, in cammino verso la speranza


La storia di Salvatore Crisafulli, quest'uomo di 46 anni affetto dalla rara sindrome di Locked-in, è ormai molto nota in tutt'Italia, ed io stesso ne ho parlato con grande piacere su questo blog. Recentemente la sua storia è diventata ancora più nota al pubblico, da quando, cosa di appena qualche giorno fa, sono stati messi sul web i filmati che attestano i miglioramenti che da circa un mese a questa parte Salvatore sta avendo grazie alla cura farmacologica del famoso neuroendocrinologo russo Vitali Vassiliev durante la permanenza nella sua clinica in Israele.

Seguendo passo passo la storia di Salvatore grazie ai preziosissimi commenti di suo fratello Pietro dalla sua bacheca di facebook (https://www.facebook.com/pcrisafulli1) ho pensato di realizzare una breve crono-storia dei miglioramenti di Salvatore proprio attraverso le parole di Pietro rilasciate a beneficio di tutti gli amici suoi e di Salvatore. In questo modo ci si può rendere conto dell'evolversi della sua situazione, con tutti i miglioramenti che ha avuto dal giorno del suo arrivo in Israele fino ad oggi. Devo dire che è emozionante leggere questi commenti... sembra quasi di essere lì con loro e di poter condividere con loro l'entusiasmo per i cambiamenti che sono avvenuti.
Infine ho messo il video che attesta anche visivamente i miglioramenti avuti fino ad ora da Salvatore.

Tutto questo, naturalmente, con l'augurio che il “bello” debba ancora avvenire, e considerando i tanti giorni di cura che ancora attendono Salvatore (altri 2 mesi) prima del suo ritorno in Israele per il 2° dei 3 cicli di cura previsti per la cura completa, beh, ci sono belle possibilità per poter sperare in altri significativi, meravigliosi miglioramenti.


28 luglio 2011
Arrivo di Salvatore e famiglia in Israele

29 luglio
Prima visita nel centro del Dott. Vassiliev e inizio somministrazione di dopamina (L-dopa) per successiva raccolta di urine da fare nelle 24 ore successive

1 agosto
Seconda visita nel centro del Dott. Vassiliev e comunicazione risultati dell'adenogramma di Salvatore. Secondo il Dottore, Salvatore “avrà sicuramente dei notevoli miglioramenti”.
Inizia la cura vera e propria con 40mg di dopamina il mattino e 10 la sera.

3 agosto
Terza visita nel centro del Dott. Vassiliev. Per parola del professore, Salvatore sta reagendo bene alla cura. Dosaggio portato a 35 mg da assumere al mattino.

4 agosto
Pietro: "Da qualche ora viene notata una forma di "cambiamento", come per esempio lo sguardo, l'espressione, sembra più rilassato, più sereno. Attualmente notiamo questa forma di cambiamento. Vedremo nei prossimi giorni cosa accadrà".

6 agosto
Quarta volta al centro del Prof Vasilliev. Viene riconfermato il dosaggio di 35 mg del farmaco.

7 agosto
Quinta visita nel centro del Prof. Vassiliev.
Pietro: “tutto procede bene, dicono di aver trovato Salvatore migliorato sulla sua spasticità agli arti inferiori, ed in particolare sui piedi. Veramente da parte nostra non notiamo questa piccola differenza, può darsi sia dovuta alla nostra costante presenza, cioè lo vediamo 24 ore su 24, è pertanto forse non viene notata questa piccola differenza, che già sembrerebbe un segnale positivo”.

Viene confermata ufficialmente la cura farmacologica "definitiva" per il primo ciclo di cura (tre mesi) di 40 mg solo la mattina, del preparato farmacologico.

10 agosto
Ultima visita nella clinica del Dott. Vassiliev
Pietro: "Il Professore dice che la cura sta andando benissimo e trova Salvatore con meno spasticità, è con qualche piccolo movimento il più della testa".

11 agosto
Partenza da Israele e ritorno in Italia

14 agosto
Pietro:
Notiamo qualche segnale positivo dalla cura. Ma aspettiamo ancora.

15 agosto
Pietro: “Nel giorno di Ferragosto, Salvatore (grazie alla cura miracolosa), ci regala qualcosa di diverso. Oggi possiamo dire ufficialmente, che qualcosa sta' cambiando. Piccole cose, ma credo sia l'inizio di un percorso sempre migliore”.

17 agosto
Pietro: “Altri segnali positivi, circa la cura a domicilio, a Salvatore Crisafulli. Da qualche ora la mano sx, che per quasi 8 anni spasticizzata, tremante, ruotata a sx, e' chiusa, si e' finalmente aperta. Maggiori dettagli prossime ore, in una mia nota. Siamo molto felici, per le vistose migliorie. Forza Salvatore.”

“Quello che stiamo vedendo con i nostri occhi, e' veramente straordinario. Salvatore stesso (attraverso la comunicazione con gli occhi, che abbiamo registrato) riferisce di sentirsi meglio, con questa cura farmacologica. Infine anche l'infermiere conferma i cambiamenti. Cosa accadra' nei prossimi giorni/mesi? Mistero...”

18 agosto
Pietro: “Evvai, sempre ottime notizie, dopo i fatti di ieri, dobbiamo aggiungere, che anche la gamba, ed in particolar modo il piede six, si sta' raddrizzando notevolmente, ma roba da pazzi. Il fisioterapista di turno e' rimasto sbalordito, riferendo di essere scioccato. Anche i movimenti della bocca, e la lingua sono migliorate. Lo stesso Salvatore dice di sentirsi meglio, provando e sforzandosi per parlare”.

19 agosto
Pietro: “Dopo i fatti accaduti nei giorni scorsi, prosegue alla grande, la cura a domicilio per Salvatore Crisafulli, che continua il suo percorso costantemente in salita. Non potevamo mai immaginare che in pochi giorni facesse effetto, ed invece abbiamo visto e documentato”.

21 agosto
Pietro: “La cura alternativa farmacologica per Salvatore Crisafulli, continua sempre in salita. Dopo i miglioramenti avvenuti giorni addietro (mano, braccio, piede, bocca, etc), si segnalano altre migliorie, che verranno tutte elencate (eventualmente con altre ancora), in una conferenza stampa che avverra' verso la fine del mese, insieme ad alcuni vertici della Sanita'”.

25 agosto
Pietro: “Stasera da Salvatore, davanti a svariate persone, abbiamo avuto una grande e straordinaria sorpresa. A bocca interamente aperta, lo stesso urlava aaaaeeee, incredibilmente alzava il braccio ed il gomito sx, il suo sforzarsi a parlare durava oltre 2 minuti. Nell'arco di un oretta, per ben 4 volte abbiamo richiesto ed ottenuto le stesse cose”.

2 settembre
Pietro: “Eccoci qui. Come gia' comunicato, nella serata di ieri, dopo i primi evidenti, movimenti dell'attivita' motoria, di Salvatore, mai avvenuti prima (visibili nel video pubblicato in rete). Per questo motivo, e' stata nominata una commissione scientifica. Un passo molto importante per tanti altri casi. Credo che sara' lunga, ma vedremo cosa decideranno. Noi aspettiamo con ansia ulteriori miglioramenti”.





Altri video:

http://www.youtube.com/watch?v=cz0fOT55uHI&feature=channel_video_title
http://www.youtube.com/watch?v=aHM4PEvuc2k&feature=relmfu
http://www.youtube.com/watch?v=rv9ymiuT_Cw&feature=relmfu

sabato 3 settembre 2011

Salvatore Crisafulli, dal coma vegetativo alle cure in Israele

Dopo il primo ciclo di cure in Israele, seguito dal professor Vitali Vassiliev, arrivano i primi miglioramenti. A rendere nota la notizia è il fratello Pietro che promette: "i miglioramenti di Salvatore saranno resi pubblici sul canale Youtube siciliarisvegliTV e su Facebook"

Salvatore Crisafulli, il 46enne di Catania risvegliatosi dal coma vegetativo dopo due anni, a seguito di un grave incidente stradale avvenuto nel settembre del 2003 e affetto dalla rara sindrome Locked-in, mostra chiari segni di ripresa dell'attività motoria. Dopo il primo ciclo di cure in Israele, seguito dal professor Vitali Vassiliev, arrivano i primi miglioramenti. A rendere nota la notizia è il fratello Pietro.

"Dopo otto anni di 'costretta' immobilità assoluta - afferma Pietro Crisafulli - la sua mano e il braccio sinistro hanno ripreso a distendersi, raddrizzandosi. Ma non solo, Salvatore risponde anche ad ulteriori stimoli esterni, mai ottenuti prima. Quando gli chiediamo di dire, e ripetere alcune cose non tace più, emettendo dei nuovi suoni, come se volesse parlare. Ma c'è di più, riesce anche ad aprire completamente la bocca. Sono apparsi dei cambiamenti dei miglioramenti che in otto anni non avevamo mai visto".

Pietro Crisafulli, ringrazia "l'Asp di Catania e la Regione Siciliana per l'impegno e l'umanità" dimostrati. E annuncia che i filmati sui miglioramenti di suo fratello Salvatore saranno "resi pubblici sul canale Youtube siciliarisvegliTV, sul sito internet www.siciliarisvegli.org e sulla propria pagina Facebook".

30 agosto 2011

FONTE: cataniatoday.it
http://www.cataniatoday.it/cronaca/salvatore-crisafulli-coma-vegetativo-miglioramenti.html


La notizia dei miglioramenti di Salvatore Crisafulli, di cui ho parlato su questo blog in diverse occasioni, mi rendono IMMENSAMENTE felice. La cura farmacologica del Dott. Vassiliev che Salvatore sta seguendo da oltre un mese sta dando i suoi frutti e i risultati sono molto ma molto incoraggianti. Che cosa potrà mai accadere in futuro? Solo il tempo potrà dirlo! Intanto godiamoci la notizia di questi miglioramenti e gioiamo assieme a Salvatore e alla sua meravigliosa famiglia.

Marco

giovedì 1 settembre 2011

Sensibilità Chimica Multipla, il male invisibile

Scritto da Piero

Il male che non ritorna piu alla normalita' e ti distrugge lentamente, con molteplici disturbi fisici, morali, economici e sociali.

Da quando mi hanno diagnosticato questa malattia terribile, la Sensibiltà Chimica Multipla, o con l'acronimo (MCS), la mia vita è totalmente cambiata, costretto a mutare lo stile di vita a cambiare abitudini alimentari, limitare le uscite con amici, programmare viaggi oculati per evitare disinfettanti nelle strutture organizzate, evitare luoghi dove c'è possibilità di respirare la minima sostanza chimica.

La diagnosi è arrivata dopo un lunghissimo calvario di visite mediche, rimbalzavo da un medico all'altro senza riuscire a capire i miei molteplici disturbi, attribuivano il mio male a stress lavorativo, prescrivendomi antistaminici, che io per mia fortuna non ho mai assunto, restio ai farmaci. Ho eseguito analisi del sangue vari ed ecografie varie, per mia fortuna gli esiti erano negativi, ma rimaneva il dubbio di questo grande disagio. Iniziai a notare che il mio disturbo, bruciore all'intestino, sensi di nausea, dolori addominali e sapore metallico dei cibi e bevande che ingerivo ecc. diminuivano nel momento in cui mi allontanavo dal luogo in cui lavoravo, mi sentivo rinascere, quindi capii che c'era qualcosa che non andava quando respiravo l'aria di quel luogo, cioè il posto di lavoro che era situato presso una zona industriale, circondato da tante fabbriche e un depuratore, dove le acque reflue delle industrie riempivano queste grandi vasche emanando odori sgradevoli.


Grazie ad un amica che aveva i miei stessi disturbi mi indirizzo' dal prof. G.G. dell'istituto Umberto I° di Roma, mi fece fare delle analisi speciali al centro IDI di Roma e al S. Andrea di Roma, dal quel momento mi fù diagnosticata la Sensibilità Chimica Multipla, in quel momento ero felice perchè avevo dato un nome al mio male, che per quattro lunghi anni mi ha tormentato senza tregua alcuna. Oggi la mia vita non è migliore ma so' che soffro di un male che mai piu ritornerà come prima, potro' solo migliorare con le dovute accortenze e di essere consapevole di convivere con alcuni disturbi ed evitare tutto quello che puo' essere dannoso al mio fisico, lasciando anche il lavoro.

Vivo di tanti disagi soprattutto lavorativo avendo dovuto lasciare il lavoro da circa due anni e mezzo, la mia situazione economica attuale è disastrosa, creandomi difficoltà sia per affrontare le cure sia per mangiare biologico, mi sento abbandonato da tutto e da tutti. La Sensibilità Chimica Multipla si divide in tre stadi, io ho la fortuna di aver sviluppato questa malattia tra il primo e il secondo stadio, senza aver compromesso alcun organo, perchè è al terzo stadio che gli organi iniziano a compromettersi, questo significa che potrei anche lavorare in un ambiente privo di odori o di sostanze chimiche evitando anche zone industriali.

Non essendo una malattia riconosciuta dallo stato Italiano, mentre in alcuni paesi della comunità Europea questa malattia (MCS) è riconosciuta, tipo Germania, è piu' facile venirne fuori sia per gli acquisti dei prodotti che per l'alimentazione biologica che aiutano a stare meglio, sia per l'inserimento lavorativo in un luogo adeguato, privo di sostanze chimiche di profumi, disinfettanti, fumo di sigaretta ecc. Oggi lotto contro i mulini a vento, faccio difficoltà a capire quale direzione prendere, tutti fanno finta di ascoltarti ma nessuno ti capisce fino in fondo e senza un aiuto la mia vita è ferma, in attesa che un qualcuno mi regala un sogno per iniziare a sognare e ritornare a vivere anche con grande difficoltà perchè la realtà mi stà uccidendo.

27 luglio 2011

FONTE: disabiliabili.net
http://www.disabiliabili.net/barriere-architettoniche-e-culturali/190-gli_ostacoli_e_le_vittorie/30817-sensibilita-chimica-multipla-il-male-invisibile#comment-224