giovedì 8 settembre 2011

Lo Stato pagherà per la morte di Melis. La madre: "Era quello che voleva Valery"


Secondo i giudici di Cagliari l'Esercito sapeva dei rischi a cui erano esposti i soldati nei Balcani e non fece nulla per proteggerli. L'inchiesta penale è stata archiviata. La madre di Valery: "Mio figlio si era battuto per questo quando era in vita, noi abbiamo continuato la sua battaglia".

"Stavamo aspettando da sette anni questo risultato e finalmente è arrivato. Era ciò che voleva mio figlio: che fosse riconosciuta la causa del suo male. I soldi non lo faranno ritornare. Valery si è battuto per questo quando era in vita e noi abbiamo continuato la sua battaglia". Parla adagio Marie Claude Melis, di origine francese, mentre commenta la decisione del Tribunale civile di Cagliari che ha condannato il Ministero della Difesa a risarcire con 584 mila euro i familiari di Valery Melis, il militare di Quartu morto nel febbraio 2004 dopo una lunga malattia che lo aveva colpito quattro anni prima, di ritorno da una missione in Kosovo. Il giudice Vincenzo Amato ha anche ritenuto responsabile l'Esercito di essere stato a conoscenza dei rischi a cui i soldati andavano incontro negli anni Novanta, durante le missioni balcaniche. "Deve ritenersi - scrive il giudice - che il linfoma di Hodgkin sia stato contratto dal giovane Valery Melis proprio a causa dell'esposizione ad agenti chimici e fisici potenzialmente nocivi durante il servizio militare nei Balcani, atteso che proprio i detriti reperiti nel suo organismo hanno ben più che attendibilmente causato alterazioni gravi alle cellule del sistema immunitario come rilevato con frequenza di gran lunga superiore della media per i militari rientrati dai Balcani". Parla di "sentenza storica" l'avvocato della famiglia, Ariuccio Carta, mentre la madre del ragazzo, Marie Claude Melis, ha ricordato la lotta del figlio contro il male: "Valery era convinto di farcela, purtroppo non è stato così". Lo Stato dovrà pagare 233.776 euro a testa ai genitori del militare e 55.444 ad ognuno dei due fratelli, più 23 mila euro di spese processuali. Dopo l'archiviazione dell'inchiesta della Procura, condotta dall'ex procuratore aggiunto di Cagliari Mario Marchetti, la sentenza del Tribunale civile sembra puntare comunque l'indice sull'Esercito: "Nonostante fosse stato preavvertito da altro comando alleato - ha proseguito il giudice Amato - non aveva fornito alcuna informazione del pericolo e dall'altro non aveva adottato alcuna misura protettiva per la salute, così esponendo Valery Melis alla contaminazione". Il militare morì a 27 anni, il 4 febbraio 2004, dopo aver a lungo combattuto contro il linfoma che lo aveva colpito: nel 1997 e nel 1999 aveva partecipato alle missioni in Albania e Kosovo, nel contingente interforze che partecipò alla guerra nei Balcani. Molti altri soldati sardi si sono ammalati di ritorno da missioni in scenari internazionali: fra questi il maresciallo Marco Diana, che continua la sua battaglia, e Salvatore Vacca, fante del 151/o Reggimento della Brigata Sassari, scomparso a 23 anni nel settembre 1999 per una leucemia acuta.

VITTIME DELL'URANIO - "La sentenza di Cagliari è la quarta in questo senso, quindi sulla vicenda si sta affermando una incoraggiante giurisprudenza, anche se solo nel campo civile. Adesso c'è da augurarsi che il Ministero della Difesa non si opponga anche in questo caso e che riconosca ai familiari di Valery Melis quel che gli è dovuto". Lo ha detto Francesco Palese, ideatore e curatore del portale Vittimeuranio.com. Commentando la sentenza del Tribunale civile di Cagliari, che ha condannato il Ministero della Difesa a risarcire i familiari di Melis, uno dei tanti militari, almeno 200, che hanno perso la vita per possibile contaminazione da uranio impoverito, Palese si è augurato la pronuncia del Tribunale civile serva da segnale, un invito a venire allo scoperto e a pretendere i diritti per "i tantissimi ragazzi che continuano a soffrire nel silenzio. Si parla di almeno 1500 malati - conclude Palese - sparsi in tutta Italia, in particolare al Sud".

13 agosto 2011

FONTE: unionesarda.it
http://www.unionesarda.it/Articoli/Articolo/231988





Notizie come queste fanno grande piacere perchè quello dell'uranio impoverito è un argomento ancora troppo poco conosciuto, nonostante le tante vittime che ci sono state a causa sua (oltre ai tantissimi malati), in particolar modo tra i militari. Questa causa vinta non riporterà in vita Valery, ma rende comunque giustizia alla famiglia Melis che per diversi anni si sono tenacemente battuti per veder riconosciuta la causa della malattia del loro figlio come lo stesso Valery desiderava.

Marco

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