sabato 7 gennaio 2012

Come sono guarita dalla fibromialgia: la mia storia

Non so se questo è lo spazio riservato ad una lettera come questa ma intendo raccontare la mia storia di malata e del mio rapporto con l'ambiente medico.

All'età di 19 anni mi ammalai di anoressia. Ne uscii da sola. A 21 anni cominciai ad avere dei torcicolli strani, frequenti dolori alle spalle, alle braccia e alle gambe. Mi rivolsi a molti medici che curarono dapprima una nevrite, poi delle contratture muscolari ed in seguito delle tendiniti con l'uso di potenti antinfiammatori, fino al punto in cui mi venne una epatite iatrogenica.

Dopo quasi due anni di tentativi vari, mi rivolsi ad un reumatologo il quale mi diagnosticò la sindrome fibromialgica. Il rapporto con questo dottore fu sempre parecchio difficile, perché non mi spiegò mai che cosa fosse la fibromialgia e le sue visite avevano una scadenza di sei mesi in sei mesi a causa dei suoi numerosissimi pazienti. Non ci fu neanche mai la possibiltà di parlargli al telefono per eventuali problemi dati dai farmaci prescrittomi.

Provai tutte le cure, dagli antidolorifici, ai vasodilatatori, ai miorilassanti, agli antidepressivi. Tutti con il risultato di un benessere solo temporaneo. Mi venne la gastrite e detti colpa al mio stato ansioso. Nella mia città ci sono solo due reumatologi presso la Clinica Universitaria e quindi mi affidai all'altro poiché le visite furono leggermente più facili da ottenere.

Le cure però non cambiarono di molto. Mi convinsi comunque in tutti questi anni di avere una “malattia” che mi avrebbe accompagnato per tutta la vita e che non mi avrebbe permesso mai di vivere felicemente, una malattia difficile da comprendere e che mi toglieva la vitalità e l'energia del corpo e della mente.

È stata dura accettare i miei dolori continui, le crisi depressive, la dipendenza dalle medicine, l'ansia devastante, l'impossibilità di riavere di nuovo un corpo sano dopo tutte le mie difficoltà precedenti.

Però non mi arresi, e continuai a mettermi alla prova cercando di fare una vita il più normale possibile. Iniziai la psicoterapia. Ho sempre danzato e continuai a farlo ottenendo dei risultati incredibili. Quando si è malati e si conosce l'infelicità, la reazione successiva è quella di voler ottenere a tutti i costi il benessere.

Esagerai, come al mio solito. Detti sollievo alla mia mente, superai le mie difficoltà psicolgiche, mi proiettai verso l'esterno con grande estroversione, ma indebolii ulteriormente il mio corpo.

Un anno e mezzo fa incominciai ad avere dei pruriti strani di notte nelle zona vaginale. Li curai dal ginecologo con una serie infinita di pomate, cortisoniche e non, senza ottenere alcun risultato. Il medico fu addirittura stufo di vedermi in ambulatorio. Mi vennero tagli e ragadi a causa di tali pomate. Decisi allora di andare da un dermatologo che mi consigliò delle tinture rosse di cui ora non ricordo il nome, ma poichè anche questa volta i pruriti non passarono, per mesi presi degli antistaminici e la diagnosi finale fu “psoriasi” poichè mia madre soffre di questa malattia da moltissimi anni.

Il prurito si diffuse alle orecchie e sulla cute ma senza nessuna chiazza o arrossamenti. Mi furono dati shampo ed ancora altre pomate che mi misi su queste zone, ma non accettai il fatto di curare una psoriasi senza che si vedessero quelle famose piaghe che sapevo ben riconoscere sul corpo di mia madre.

Mi venne la prima cistite e la curai con gli antibiotici. Incominciarono i mal di pancia ed il prurito divenne talmente forte da rivolgermi al pronto soccorso una serie innumerevole di volte. Fui vista da vari medici e le interpretazioni furono le più varie. Il prurito venne definito “sine materia”, i mal di pancia non calcolati. Continuai con gli antistaminici. Accettai di farmi vedere da un immunologo che mi ricoverò al Day Hospital.

Feci tutti gli esami possibili compresi quelli per le allergie alimentari ma non venne fuori nulla, solo una candidosi, diagnosi per cui fui rilasciata dall'ospedale. Mi rovinai ulteriormente l'intestino con le successive cure e rimasi al punto di partenza. Stetti senza lavorare mesi e mesi a causa di questi disturbi, l'ansia crebbe a tal punto da mettere a dura prova la mia sopportazione.

Ritornai di nuovo da un altro dermatologo per eseguire il Patch Test, ma non me lo fece. Mi prescrisse della vitamina A e dei farmaci per le allergie alimentari. Peggiorai sempre di più. Dato il mio passato di anoressica, mi disse che i miei disturbi erano solo frutto di miei “autocondizionamenti” e che il mio corpo inconsciamente rifiutava da solo le medicine.

Non lo interpellai più, sapevo dentro di me che questo non era vero, mi fidai anche di me stessa. Mi rivolsi senza l'adeguata prescrizione al pronto soccorso del reparto di reumatologia poichè fu impossibile contattare il mio reumatologo: mi colse la disperazione. Mi fu detto che tutte quelle carte erano inutili, che mi dovevo mettere il cuore in pace, accettare i miei disturbi, prendere del buscopan per un mese e mezzo.

Nessuno mi credette, ovvero nessuno credette alla mia esposizione dei fatti. D'altra parte tutti gli esami continuarono ad essere poco probanti. Se non fossi stata seguita dall'esterno dalla mia psicologa e se non avessi conservato un pò d'energia dentro di me per affrontare quell'ulteriore situazione, chissà cosa sarebbe successo. Ebbi un'altra cistite ed episodi di coliche intestinali. Iniziò un nuovo calvario con il gastroenterologo.

Nuovi accertamenti e sempre gli esiti negativi. Andai all'ospedale per farmi ricoverare. Non mi trattennero, il mio caso non fu evidentemente così grave. Mi informai via computer sulle intolleranze alimentari trovando informazioni datemi da un ospedale e fui certa di aver trovato la soluzione.

Tutto combaciava. In seguito dovetti ricoverarmi a pagamento seguita dal mio gastroenterologo in attesa di aver un appuntamento da una nutrizionista che poi mi indicò il nominativo di un esperto nel settore delle ipersensibilità alimentari. Eseguii ancora l'urografia, l'ecografia e la colonscopia non sopportando alcun farmaco.

Non mi credette nessuno, mi continuarono a dire che non esiste “nessuna patologia di prurito legata a problemi intestinali”. Quante volte colsi negli occhi dei medici incredulità di fronte ai miei dolori fisici. Più tentai di spiegarmi raccontando le mie ultime “scoperte”, più mi considerarono una ipocondriaca. Uscii dall'ospedale piangendo. Non mi feci illusioni sulla visita che avrei effettuato presso il centro che mi fu indicato; probabilmente sarebbe stato un altro fallimento ed invece oggi posso dire di essere felice di aver incontrato qualcuno in grado di capire la relazione tra l'intestino e il resto del corpo e della mente.

Prima di questo ho subìto una serie infinita di umiliazioni, e al di là dei dolori fisici che con grande volontà ho sopportato, oggi mi rendo conto di quanto la medicina tradizionale sia volta spesso a curare solo gli effetti, e quanta poca attenzione si dia al malato che in venti minuti deve raccontare tutto il suo excursus e ricevere la diagnosi, quanta aria di superiorità ci sia nell'approccio con il paziente, quanto poco tempo si dedichi all'interpretazione dei sintomi e quanto facile sia la prescrizione dei farmaci senza spiegare a cosa il paziente potrebbe andar incontro e quanto sia facile prescriverli senza aver accertato un vero e proprio disturbo. Ma soprattutto mi sono meravigliata dell'incredulità della medicina tradizionale nei confronti di quella definita “alternativa”.

Ritornata dalla città in cui ho valutato la mia ipersensibilità alimentare, e stando decisamente meglio, ho informato il mio gastroenterologo dei disturbi a questa correlati. Mi ha guardato con la stessa aria di incredulità precedente non ammettendo che un altro medico potesse aver risolto il mio caso. Quanta ottusità. Addirittura l'ultimo dermatologo mi disse che non possedevo “capacità d'intendere” perché osai sottolineare i suoi errori di fronte all'evidenza dei fatti. E così tutti gli altri medici con cui ho voluto confrontarmi, ad eslusione di un solo reumatologo che si è invece considerato interessato e disponibile a collaborare con il centro cui mi ero rivolta, nonostante la sua scarsa conoscenza sull'argomento “intolleranze”.

Ora sto intervenendo sulla fibromialgia in altro modo, sono riuscita a far collaborare la mia psicologa con l'osteopata. Ho capito le origini dei miei disturbi. Ho capito la “mia” fibromialgia e se di “cambiamento” si tratta, cambiamento sarà.

Intendo ristabilire il mio equilibrio fisico e psicologico rispettandomi. Magari ci vorrà del tempo prima di arrivare ad una totale e nuova consapevolezza ma se non ho perso nel corso di tutti questi avvenimenti la tenacia e la volontà, non intendo di certo cominciare ora.

Ciò che a tutt'oggi mi fa ancora inorridire è che se non avessi avuto i mezzi per muovermi e capire giustamente la mia situazione, mi sarei davvero convinta di essere in preda a forme di depressione e di ipocondria forti e se non lavorassi con i miei genitori, forse avrei perso il lavoro.

Oggi che sto molto meglio, so che se non avessi avuto una giusta capacità di valutazione sarei diventata una “vittima” come tanti altri.

FONTE: eurosalus.com
http://www.eurosalus.com/malattie-cura/come-sono-guarita-dalla-fibromialgia-la-mia-stori


Non si può rimanere indifferenti di fronte a una storia come questa, una storia dalla quale emerge la tenacia e la perseveranza della protagonista che dopo un lungo percorso irto di difficoltà e incomprensioni (ahimè), è riuscita a trovare la strada giusta per migliorare notevolmente il suo stato di salute.

Da questa storia emerge purtroppo una realtà che sembra essere una costante per tutti i malati di Fibromialgia, di Encefalomielite Mialgica o di Sensibilità Chimca Multipla: l'incapacità della medicina tradizionale di saper interpretare e quindi curare queste patologie. Non solo... gli stessi malati vengono spesso e volentieri scambiati per ipocondriaci, depressi, disturbati psicologicamente o chissà cos'altro, quando invece la realtà è ben diversa. Infine devo notare che vi è un che di "supponenza" da parte della medicina tradizionale nel non considerare le medicine cosiddette "alternative", le quali invece si rivelano spesso più efficaci nel trattamento di queste patologie (e non solo) perchè mirate a scoprire ed eliminare le cause dei vari disturbi di salute, piuttosto che a soffocarne i sintomi con medicinali spesso inutili o persino dannosi.
Io non condanno in toto la medicina ufficiale, sia chiaro, ma questa dovrebbe essere più aperta alle altre forme di medicina, cercando di interagire con esse per cercare di tirare fuori il meglio da tutte le forme possibili di cura della persona. E per quanto riguarda i medici, un bel bagno di umiltà non guasterebbe loro di fare ogni tanto, e dovrebbero avere una maggior cura e attenzione nei riguardi dei pazienti che non andrebbero mai liquidati dopo pochi minuti e senza essere ascoltati. Dietro ogni malato c'è una storia, una sofferenza, che merita sempre di essere ascoltata fino in fondo. Io mi auguro che i medici capiscano tutto questo e sappiano essere pazienti e disponibili con i loro pazienti, anche quelli più difficili. C'è tanto bisogno di medici preparati e aperti al giorno d'oggi, ma anche di medici con tanta umanità.

Marco

3 commenti:

  1. anche io ho fatto il driatest, mi ha aiutato molto sapere da che parte guardare, ma ciò che ha cambiato totalmente la mia vita è stato l'approdare allo studio della naturopatia, ad una corretta alimentazione e all'eliminazione degli amalgama dentali....
    gabriella fasone

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  2. Tutta la mia giovinezza fino ai 42 anni l'ho passata convivendo con i sintomi della fibromialgia senza capire che tutta la serie di disturbi che avevo avevano un nome. 5 anni fa la scoperta e ho continuato a star male perchè ho sempre rifiutato le cure con i farmaci. Ora, dopo mesi di ricerche su internet, ho messo a punto la "mia" cura: alimentazione, integratori, meditazione, tai chi chuan e soprattutto sono seguita da uno psicologo specializzato in "fibromialgiche" che in due mesi mi ha tirato fuori dal giogo del dolore interiore/dolore fisico. Mi rimangono tutte le patologie autoimmuni regalini della fibromialgia (tiroidite, endometriosi ecc ecc)...

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    1. Ciao jolielavie, ti sarei molto grata se vorrai aiutarmi indicandomi il tuo psicologo specializzato. Grazie infinite in anticipo.

      ec71@tiscali.it

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