venerdì 27 aprile 2012

Simone ci invita a nozze: "Per dimostrare che un disabile grave può avere una vita normale"

"Mi chiamo Simone Soria, sono disabile, ho 33 anni e vivo a Modena". Non c'è niente del canonico biglietto d'invito a nozze. Ma anche questa storia è tutto sommato poco "canonica", ed è proprio per questo che Simone ha voluto raccontarla anche a noi "vicini di casa" di Gazzettadiparma.it: "Per dimostrare che alle persone “normodotate” che un disabile, anche grave, può avere una vita sociale e lavorativa normale, se gli viene data la possibilità di avere un percorso scolastico e lavorativo “integrato” con gli altri".
Domenica prossima nel Duomo di Modena Simone Soria sposerà Eri Ueno, una ragazza giapponese che ha conosciuto anni fa a Milano: un amore capace di superare ogni ostacolo, come lo sono tutti i grandi amori.
Ma eccola la lettera che Simone ci ha scritto per invitarci al suo matrimonio con Eri.

"Mi chiamo Simone Soria, sono disabile, ho 33 anni e vivo a Modena. In particolare, sono un disabile motorio grave, affetto da gravissima tetrapresi spastica dovuta ad una paralisi cerebrale infantile, per cui non posso nè camminare né controllare correttamente braccia e mani. Infatti, vi sto scrivendo col computer digitando i tasti grazie ad un caschetto dotato di una protuberanza (un’asta di metallo) che funge “da dito”; questo strumento mi ha consentito di seguire un normale percorso di studi, di diplomarmi col massimo dei voti di laurearmi il 17 febbraio 2004 nel corso di Ingegneria Informatica, in pari con gli anni di studio e con lode.
Tutto ciò è stato possibile anche per una serie di circostanze favorevoli, oltre che per mio merito.
Terminati gli studi ho iniziato a sviluppare e proporre innovativi ausili per permettere ai disabili gravi di scrivere, comunicare ed usare il computer senza mani . Per il lavoro che ho compiuto fin’ora ho ricevuto vari riconoscimenti, tra cui una lettera dal Presidente Giorgio Napolitano. Gli ausili che ho creato sono estremamente innovativi poiché adattabili alla persona, quindi raggiungo famiglie in tutta Italia per trovare la soluzione per i disabili che mi chiamano. In uno dei miei viaggi ho conosciuto a Milano Eri Ueno, ragazza giapponese che il 22 aprile 2012 sposerò.
Vi scrivo per invitarvi a questo bellissimo evento e per raccontarlo poiché il matrimonio non è cosa comune per un disabile grave: è un messaggio sociale forte che vorrei dare. Attraverso la mia esperienza vorrei dimostrare alle persone “normodotate” che un disabile può avere una vita sociale e lavorativa normale, se gli viene data la possibilità di avere un percorso scolastico e lavorativo “integrato” con gli altri".

A questo punto il finale è rigorosamente "canonico": tanti auguri a Simone ed Eri, per una lunga vita di felicità insieme.

15 aprile 2012

FONTE: gazzettadiparma.it
http://www.gazzettadiparma.it/primapagina/dettaglio/2/130034/Simone_ci_invita_a_nozze:_Per_dimostrare_che_un_disabile_grave_pu%C3%B2_avere_una_vita_normale.html


Stupenda questa lettera indirizzata alla Gazzetta di Parma, che riporto con molto piacere sul mio blog, che testimonia come l'Amore, quello vero, quello con la "A" maiuscola, è superiore ad ogni barriera, limite e confine, e anche un disabile grave può felicemente vivere una storia d'amore e sposarsi, proprio come è accaduto a Simone con Eri. L'intraprendenza dimostrata da Simone nello studio e nel lavoro poi, è davvero sorprendente, tanto da ricevere i complimenti anche dal Presidente della Repubblica.
E' proprio vero quello che scrive Simone: se si offre la possibilità ai disabili di avere un percorso di formazione e lavorativo come quello di tutti gli altri, possono fare le stesse cose delle persone cosiddette "normodotate", ed avere anche una vita sociale in tutto e per tutto normale. Simone, con la sua vita, con il suo lavoro, con il suo matrimonio, dimostra perfettamente tutto questo.... ora sta a noi, a tutti noi, cercare di non dimenticarcelo mai.

Marco

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