lunedì 17 giugno 2013

«A Caivano veleni in un'area cento volte più grande dell'Ilva»

Don Maurizio Patriciello, il prete anticamorra: «Fermate l'eccidio di massa dei tumori»

Scritto da Giorgio Amico

NAPOLI — C'è un enorme campo di cavolfiori dalle foglie verdi sgargianti. Al centro però un'area molto vasta spicca di un giallo innaturale. L'effetto è assai pittoresco: sembra di camminare in un quadro di Van Gogh. Invece quei cavoli giallo paglierino nella campagna di Caivano, area a Nord di Napoli, sono il prodotto dei veleni sotterrati: cromo esavalente, Pcb, polifenoli, fanghi industriali. La terra restituisce frutti avvelenati anche ai figli e ai nipoti di quei piccoli latifondisti che una ventina d'anni fa, in cambio del denaro della camorra, accettarono di sotterrare nelle loro proprietà le schifezze che arrivavano dall'Acna di Cengio, da Porto Marghera dalle industrie del Veneto. Risultato: l'area di Acerra-Nola-Marigliano che nel 2005 la rivista internazionale The Lancet Oncology attraverso una ricerca di Alfredo Mazza aveva definito «Triangolo della morte», adesso è cresciuta ed è diventata un mostruoso poligono che comprende Caivano, Orta di Atella, Crispano, Cardito, Afragola, Giugliano, Frattaminore.


«FABBRICA DEI CANCRI»
- Mano a mano che i veleni si estendono sottoterra e permeano le falde, l'inquinamento si espande. La «fabbrica dei cancri» è estesa centinaia di volte l'Ilva di Taranto. L'indice di mortalità per tumore al fegato sfiora il 38.4 per gli uomini e il 20.8 per le donne, dove la media nazionale è del 14%. La mortalità è più alta che nel resto d'Italia anche per il cancro alla vescica e al sistema nervoso. Non bastassero i veleni sepolti ci si mettono anche le migliaia di roghi, appiccati per ricavare rame o distruggere le prove di sversamenti abusivi. Soprattutto d'estate liberano quantità enormi di diossine: così il triangolo della morte è diventato anche la «Terra dei fuochi», dove oltre mezzo milione di abitanti è esposto al rischio di ammalarsi per aver mangiato uno di quei cavoli dalle foglie gialle, aver bevuto acqua al Pcb, o per aver inalato quintali di diossina.
«Qui è in atto da anni un vero e proprio biocidio, io volevo fare il prete e curare le anime, invece devo assistere alla morte di centinaia di bambini, giovani mamme, dei miei vicini, del mio amico d'infanzia. Muoiono tutti di cancro: al fegato, al cervello, alla vescica». Don Maurizio Patriciello, ex infermiere al II Policlicnico, è il sacerdote del Parco Verde di Caivano. Da prete voleva occuparsi delle anime, invece continua a fare «l'infermiere» di malati incurabili. Si è dovuto trasformare in una specie di sacerdote-anticancro, megafono umano di una protesta che ora sembra finalmente aver superato i confini della Campania. La guardasigilli Cancellieri pochi mesi fa, da ministra dell'Interno, ha inviato due delegati per esaminare la situazione.


LE DENUNCE
- L'anno scorso il giornale dei vescovi «Avvenire» ha denunciato per primo lo scempio. Poi sono arrivate le televisioni nazionali. Due giorni fa l'europarlamentare Pino Arlacchi è andato a Caivano per rendersi conto di persona. Persino il presidente del Calcio Napoli, Aurelio De Laurentiis, ha denunciato pubblicamente «il dramma della Campania dove si muore di tumori più che in altre regioni». Insomma, qualcosa lentamente si muove. Don Maurizio però non è soddisfatto: «Le istituzioni locali non danno risposte convincenti, si fanno un sacco di convegni ma si agisce poco e noi restiamo qui a contare l'ascesa di tumori e a sotterrare bambini nati morti, ce n'è un'impennata».
Fino a pochi anni fa molti medici gettavano acqua sul fuoco. C'era scetticismo sulle denunce dei comitati, sui dati forniti dai medici volontari. Anche perché in Campania manca il registro tumori e di recente la Consulta — come ha scoperto questo giornale — ha bocciato la norma con cui la Regione, sia pure con colpevole ritardo, vuole istituirlo; in pratica perché costerebbe troppo. Intanto i morti per alcuni tipi di tumore aumentano in maniera assolutamente abnorme rispetto alla media nazionale. Allora i figli, le mogli e i mariti hanno creatoo su Facebook il gruppo aperto «Vittime del triangolo della morte» (https://www.facebook.com/groups/349374658488871/). In poche settimane è diventato un vero e proprio registro con migliaia di volti, di nomi e cognomi di persone decedute, di diagnosi terribili. Tutto documentato in un raggelante webcatalogo. «Facciamo parlare i nostri morti così non possono smentirli» dicono a Caivano.
Ricercatori indipendenti hanno avviato studi che dimostrano la concentrazione eccessiva di alcuni tumori, in particolare al fegato e al cervello, dei residenti. L'oncologo dell'istituto Pascale Antonio Marfella non ha dubbi: «In quell'area i maggiori rischi sono rappresentati dalle centinaia di aziende abusive o che evadono il fisco. Fabbriche di scarpe e vestiti che producono per grandi griffe. Ogni chilo di scarpe prodotto si trasforma in mezzo chilo di veleni sotterrati». C'è chi come lo scienziato Antonio Giordano, direttore di un importante istituto per la ricerca oncologica a Filadelfia, ha affermato dagli Stati Uniti: «Non posso tacere e non posso non denunciare cosa sta avvenendo nella mia terra d'origine, mi consta personalmente dopo una serie di studi che abbiamo effettuato. Anche se mi dovessero definire allarmista, anche se mi denunciassero non m'interessa: la mia coscienza si ribella al silenzio». Il dottor Luigi Costanzo, medico di base a Frattaminore, ha da tempo allertato l'Asl: «Seguo 1500 pazienti e ho notato che negli ultimi 5 anni le richieste di codice d'invalidità per patologie oncologiche sono aumentate del 300%, passando da 136 del 2008 a 420 nel 2012».


L'ULTIMO ALLARME - L'ultimo allarme in ordine di tempo arriva dalla stessa Asl di zona. Su internet circola una videointervista realizzata dai comitati al dottor Nunzio Pacilio, dirigente medico di Ostetricia e ginecologia. «Nelle nostre zone aumentano gli aborti spontanei: ne sto registrando uno ogni sette gravidanze». Pacilio ammette che ha deciso di non consigliare più alle donne gravide un'alimentazione a base di verdure e latticini perché teme la contaminazione dei prodotti agricoli e caseari. E pochi giorni fa, sempre a Caivano, la Guardia Forestale in un altro campo coltivato a ortaggi ha trovato pure il toluene, micidiale solvente industriale che non è idrosolubile ed è molto inquinante e ovviamente cancerogeno.
Eppure una soluzione per uscire da quest'incubo ambientale ci sarebbe e non è nemmeno troppo costosa. Il medico di famiglia Luigi Costanzo propone: «Dopo aver esaminato tutti i terreni coltivati, in quelli che risultano inquinati bisognerebbe piantare la canapa che come è noto svolge un'efficacissima azione di disinquinamento del suolo e del sottosuolo». Ma nelle terre dei fuochi e dei veleni non c'è più tempo. Conclude don Maurizio Patriciello: «Sono stanco di celebrare altri funerali di bambini colpiti da tumore, lo Stato intervenga ai suoi massimi livelli per fermare il biocidio. Ora nessuno può più dire io non sapevo…».

di Roberto Russo 

29 maggio 2013

FONTE: vocepertutti.it
http://www.vocepertutti.it/index.php?option=com_k2&view=item&id=930%3Aa-caivano-veleni-in-unarea-cento-volte-pi%C3%B9-grande-dellilva&Itemid=63


Questo articolo si commenta da solo..... ecco dove porta la sete di potere, di soldi, l'incuria, l'abusivismo, l'egoismo e il menefreghismo: a danni incalcolabili per l'ambiente e per l'uomo! C'è veramente da rimanere attoniti di fronte a certi fatti, a certi dati, a questa moria di persone di cui non una, ma MOLTE persone sono responsabili. E chi certe cose le conosce, ma nonostante questo TACE, è anch'esso responsabile!
Avere cura dell'ambiente, del territorio, significa avere cura di sè stessi, degli altri, e anche delle generazioni future. E' una cosa troppo importante, è una responsabilità che ogni essere umano deve avere, per il bene di tutti. Dove c'è Amore c'è anche il rispetto dell'ambiente..... dove l'Amore non c'è, accadono disastri come questi. Purtroppo.

Marco
  

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