domenica 29 giugno 2014

Luke, 3 anni e una malattia mortale, realizza il sogno di volare come Superman


Luke Campbell, di Heswall nel Regno Unito, ha tre anni ed è nato con un'insufficienza cardiaca congenita.
Potrebbe morire da un momento all'altro, per questo i suoi genitori hanno deciso di esaudire il suo desiderio di essere Superman per un giorno.

La mamma Sarah lo ha sempre definito come il suo "piccolo supereroe" e lui ha spesso immaginato di poter volare. Così Make-A-Wish Foundation UK ha organizzato per Luke e la sua famiglia una visita al Teatro Wired di Liverpool, dove è stata data al bambino la possibilità di volare legato a una speciale imbracatura.

12 giugno 2014


FONTE: ilmessaggero.it

http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=741258&sez=PRIMOPIANO&ssez=ESTERI



Basta davvero poco per far felice un bimbo... e lascetemi dire che noi adulti dovremmo imparare molto da loro, dalla loro semplicità, dalla loro purezza.
Mi sento davvero di dire "grazie" a tutti coloro che si adoperano per far felici i bambini, ancor più se malati.... il buon Dio ve ne renda ampio merito per questo.

Marco

venerdì 27 giugno 2014

Storia di Hunter Gandee: porta in spalla il fratellino malato per 65 km


Questa è la storia esemplare di Hunter e Braden Gandee, una di quelle da spiegare anche agli studenti di tutto il mondo. Hunter, un atletico adolescente americano ha portato in spalla il fratellino Braden per 65 chilometri in modo da attirare l’attenzione dei medici su una grave patologia: la paralisi cerebrale.

E’ accaduto a New York dove Hunter, 14 anni, ha compiuto l’impresa non prima di aver anche organizzato una raccolta fondi: 350 dollari vendendo braccialetti a scuola.

Ma il capitolo più appariscente di questa delicata storia moderna è stato scritto nei giorni scorsi. Quando il giovane Hunter caricato in spalla il fratellino ammalato, lo ha amorevolmente portato per oltre 30 ore di cammino in una sorta di abbraccio che, per così dire, ha il sapore di una protesta dai modi gentili: sulla Terra ci sono anche loro, i disabili.

Arrivati stanchi, dopo ore di sole e fatica per entrambi, ma incoraggiati dalla folla, i fratelli Gandee hanno tagliato un traguardo che va la di là della “camminata” . 

10 giugno 2014


 

lunedì 23 giugno 2014

Giuliana Bebber, una vita vissuta al buio


Giuliana Bebber è nata a Mezzolombardo (Trento) nel 1939. Ha frequentato la scuola a Padova e poi si è diplomata al pianoforte in conservatorio, musica corale. Nel 1961, finiti gli studi, è rientrata in famiglia e ha iniziato ben presto a lavorare, prima facendo supplenze in Val di Sole e in altre località del Trentino, quindi nel 1966 è entrata in ruolo e le hanno dato la Cattedra a Mezzolombardo dove è rimasta fino all'età della pensione, nel 1994. Nel 1972 Giuliana è felicemente sposata con un uomo, anche lui maestro di musica.
La vita di Giuliana potrebbe sembrare una vita come quella di tante altre..... se non fosse che lei è CIECA fin dalla nascita.
Giuliana ha fatto tante cose nella sua vita: oltre a insegnare nelle scuole, ha dato lezioni di musica privatamente per 40 anni, ha imparato a scrivere con la macchina e poi col computer. Nel 1986 sua sorella è venuta a mancare e da allora ha accudito sua madre con tanto Amore. nel 2011 è venuto a mancare anche suo marito, con cui ha vissuto per ben 38 anni, ma Giuliana non si è accasciata e ha continuato a vivere con pienezza, ha frequentato dei corsi e fa animazione nelle case di riposo. Il tutto con la forza di volontà e la determinazione che da sempre la contraddistinguono.
Il Messaggio di Giuliana è proprio questo: anche di fronte alle difficoltà più estreme, non bisogna arrendersi, bisogna reagire e ritagliarsi il proprio spazio! Grazie Giuliana.

Marco

mercoledì 18 giugno 2014

Sostanze chimiche e salute: un legame a doppio filo

Molte patologie dipendono da fattori ambientali, troppo spesso non considerati. Se ne è parlato a Torino al 4° Workshop Nazionale Image. La lista delle patologie correlate a fattori ambientali è poco conosciuta 

Molte patologie dipendono da fattori ambientali, troppo spesso non considerati nella diagnosi medica. Se ne è parlato a Torino al 4° Workshop Nazionale Image Un vaso di Pandora pieno fino all’orlo. La lista delle patologie correlate a fattori ambientali è lunghissima ma poco conosciuta.

L’ambiente si comporta come uno specchio, riflettendo sull’uomo le sostanze ricevute, più o meno nocive, veicolate da tre principali vettori: l’acqua che beviamo, l’aria che respiriamo, il cibo con cui ci nutriamo. A sua volta, l’uomo-bersaglio può subire tutti quei malanni che formano la cosiddetta patologia ambientale”, ha detto il patologo ed ex docente all’università di Torino Giancarlo Ugazio, parlando al 4° Workshop Nazionale Image che si è chiuso il 23 maggio a Torino, dedicato quest’anno al tema “Medicina ambientale e salute: verso la smart health”. Il risultato è che “l’attesa di vita grezza sta aumentando grazie al progresso, ma, per gli stessi motivi, l’attesa di vita sana sta diminuendo in modo progressivo dal 2003”.

Dietro le mille sostanze chimiche che popolano la nostra vita quotidiana c’è un mondo, che in molti casi però non viene considerato in fase di diagnosi. Dal colon irritabile alla fibromialgia, dalle cefalee al reflusso gastrico, dall’orticaria all’ipertensione: queste patologie hanno in molti casi tra le proprie cause un’esposizione a solventi, composti organici volatili, muffe, fumo, catrame, gas, scarichi di motori a scoppio. Ma quando si va dal dottore raramente vengono considerati: in Italia mancano competenze, ma anche esami diagnostici specifici. La “medicina ambientale”, insomma, ha ancora molta strada da fare. “Sappiamo tutti che certe patologie, vedi per esempio il morbo di Parkinson, sono legate all’esposizione a coloranti, conservanti, pesticidi, metalli pesanti. Non si può più continuare a far finta di niente”, ha spiegato al Workshop Image Antonio Maria Pasciuto, medico fondatore di ASSIMAS (Associazione Italiana Medicina Ambiente Salute), che da anni studia le correlazioni tra salute e ambiente.

Questi composti, ha confermato Ugazio, “possono già avere effetti a dosi infinitesimali” e “agiscono secondo un effetto cocktail sinergico, potenziandosi tra loro”. Con questa dinamica interagiscono in particolare tra sé amianto, campi elettromagnetici e veleni ambientali.
La patologia-simbolo dell’azione combinata di molti fattori diversi è la Sensibilità Chimica Multipla (MCS), una sindrome irreversibile che “colpisce circa il 10% della popolazione, predisposto geneticamente ed esposta ripetutamente ad agenti patogeni ambientali anche a dosi minime”. Tra questi ci sono le sostanze a cui siamo esposti quotidianamente, come detersivi, profumi, cosmetici, tinture per capelli, concimi e pesticidi anche per piante da appartamento, fumi di scarico e di tabacco, campi elettromagnetici. Da soli questi ultimi possono essere alla base di mutazioni genetiche e inibire la secrezione da parte dell’ipofisi della melatonina, efficace fattore antitumorale.

E poi c’è l’amianto, il killer bianco di solito identificato con il mesotelioma pleurico, ma causa in realtà di decine di altre patologie, tumorali e non. “Secondo la letteratura biomedica, i principali organi bersaglio dell’azione patogena dell’asbesto, cancerogena e/o non tumorale, sono localizzati non solo nella cassa toracica - polmone, pleura, cuore, pericardio -, ma anche in altri distretti dell’organismo - cervello, laringe, esofago, mammella, rene, stomaco, pancreas, peritoneo, intestino tenue, colon-retto, pene, prostata, ovaio, testicolo, timo, tonaca vaginale del testicolo, vescica, vagina -. Tra le più importanti affezioni non tumorali ci sono il morbo di Alzheimer e l‘Autismo, e la Sclerosi Laterale Amiotrofica”, ha aggiunto Ugazio.

Come difendersi? Se in Italia manca una medicina della prevenzione, alcune azioni possono essere messe in pratica nella vita quotidiana, limitando il più possibile l’esposizione a questi fattori di rischio: “Non dormire accanto al telefonino acceso, ridurre il più possibile l’inalazione di sostanze chimiche derivanti da detersivi, cosmetici, vernici, solventi, acquistare quando possibile prodotti biologici. La cosa principale è la consapevolezza delle persone”, spiega Pasciuto, che con la sua associazione è impegnato per una corretta informazione su questi temi e organizza corsi di formazione per medici.

di Veronica Ulivieri

sabato 14 giugno 2014

La vita difficile dei malati di Sensibilità Chimica Multipla (MCS)

Negli Stati Uniti si stima che il 5 per cento della popolazione ne sia affetta, in Italia alcune regioni come Basilicata, Lazio e Veneto ne hanno riconosciuto l'esistenza e la gravità, nel Trevigiano ad esserne colpite sono una decina di persone. Si tratta della Sensibilità Chimica Multipla (MCS) una malattia rara che colpisce assai duramente chi ne è affetto, lo priva di vita sociale e di contatti con l'ambiente. Le persone ammalate devono vivere in ambienti chiusi e bonificati da qualsiasi agente chimico. Sono malati che soffrono di ipersensibilità, ipersomia, che aumenta centinaia di volte la loro capacità olfattiva. Chi soffre di questa sindrome non tollera la più piccola traccia di sostanze di sintesi nell'ambiente: insetticidi, disinfettanti, detersivi, profumi, vernici, solventi, materiali dell'edilizia, carta stampata, farmaci, tessuti e stoffe e tutto ciò che è di derivazione petrolchimica.
Non si possono immaginare le conseguenze – racconta Claudio Fiori di Crespano che assiste una persona affetta da MCS -, la vita cambia totalmente e anche quando un emorragia, una crisi respiratoria, complicazioni, costringono a ricorrere a medici e ospedali non è possibile trasportare il malato se non in ambienti preventivamente bonificati”.
Da Crespano Fiori lancia un appello dato che la Regione Veneto, dopo aver riconosciuto con una legge il 3 marzo 2013 questa malattia rara, non ha ancora preso i conseguenti provvedimenti per inserirla nei livelli essenziali di assistenza, i lea. I malati non hanno ancora un centro di riferimento per la cura, e non ci sono ancora i finanziamenti per il funzionamento del Centro e dei presidi sul territorio. Fiori ha promosso una petizione popolare per il riconoscimento dell'MCS assieme a molte persone ammalate “per aiutare le istituzioni nelle persone di consiglieri ed assessori regionali, al fine di trovare assieme ed in tempi brevi località adeguate e medici che prendano in carico questi ammalati
(contatto: claudiovai1@alice.it).

8 giugno 2014

FONTE: “La vita del popolo”, Diocesi di Treviso


Non mi stancherò mai di ringraziare le persone come Claudio Fiori e come tutti coloro che dedicano tempo, energia e impegno per fare in modo che la Sensibilità Chimica Multipla (MCS) possa essere riconosciuta come malattia vera, cronica ed estremamente invalidante, sia a livello regionale che nazionale. Se alcuni passi importanti sono già stati fatti (come il riconoscimento della patologia in alcune regioni) lo si deve proprio a loro!
Certo, la strada da percorrere è ancora molto lunga..... ma voglio credere che le cose, col tempo, grazie a queste persone che continueranno a "combattere" per questa giusta causa, potranno solo migliorare. Questo è il mio augurio e l'augurio di tutti.

Marco

mercoledì 11 giugno 2014

MCS, malattia dell'inquinamento non riconosciuta: «In tanti a rischio»

BARI – Non possono andare a cinema, viaggiare, indossare gioielli, lavarsi con il sapone, usare detersivi e deodoranti. Parliamo delle persone affette da MCS (Multiple Chemical Sensitivity), la Sensibilità Chimica Multipla, una “patologia” che sarebbe legata all’inquinamento ma che non viene riconosciuta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Le persone affette da questo disturbo sono considerate alla stregua di “malati immaginari”, gente “autosuggestionata” che rifiuta di compiere atti normali.
 
Ma per loro stare a contatto con tanta gente o utilizzare prodotti chimici, vuol dire andare incontro a problemi respiratori e intestinali, debolezza, mal di testa cronico, allergie. Molti rifiutano di uscire di casa e se lo fanno utilizzano una mascherina.

Non essendo riconosciuta come malattia, per la MCS non sono previsti né ricerca scientifica, né farmaci e quindi a chi ne è affetto non resta che seguire terapie sperimentali proposte da qualche medico “controcorrente”. In Italia c’è il professor Giuseppe Genovesi, del Policlinico Umberto I di Roma, ai quali i malati di Sensibilità Chimica Multipla stanno facendo riferimento.

Uno di questi è Joe Pompilio, 50enne di Triggiano, in provincia di Bari, che soffre di MCS e che ha deciso di raccontarci la sua esperienza.

Signor Pompilio, come vive in Italia una persona che soffre di Sensibilità Chimica Multipla?

È costretta a condurre una vita molto sacrificata. Non esistono molte attività di svago per chi è affetto da MCS. Io non vado al cinema da anni, per esempio, perché non posso frequentare posti molto affollati. E per lunghi periodi resto addirittura chiuso in casa. Si corre il rischio di perdere gli amici e di rimanere soli. A me è capitato così. Ci si deve accontentare di sopravvivere, senza pretese.

Quando ha scoperto di avere l'MCS?

Tutto è cominciato 18 anni fa e i 15 anni prima di incontrare il professor Genovesi sono stati per me un calvario. Mi scambiavano per pazzo e mi riempivano di farmaci senza riuscire a capire perché stessi male, rischiando di farmi morire. Ho rischiato di lasciarci le penne ben quattro volte. Poi, appena mi sono rivolto al professore, circa tre anni fa, ho saputo definire il mio stato con chiarezza.

Come si è ammalato?

Anche se non posso saperlo con certezza, ipotizzo che tutto sia dovuto al fatto che ero professore di chimica e fisica e, in laboratorio, ero spesso a contatto con metalli e composti di sostanze che ora sarebbero per me fatali. In più avevo ben 13 denti ricostruiti con piombo, mercurio e argento, cosa che spiega l'elevata presenza di tali sostanze nel mio corpo. Tutti i malati di MCS, presentano infatti un'altissima quantità di metallo nei fluidi corporei, soprattutto nel sangue.

Si può guarire?

Guarire del tutto non si può, perché in Italia non esistono neanche negozi specializzati nella vendita di prodotti dedicati a noi malati. Ci sono però metodi sperimentali che possono migliorare la situazione. Io personalmente sto seguendo quello del dottor Paul Zelig, che ha il nome di “Genesi”. E’ a costo zero e consiste nel porre sulla propria pancia pesi da 20/25 kg che, premendo, staccano le tossine. Poi, con acqua calda, va eseguito il drenaggio per eliminarle completamente. L'unico problema è che è efficace solo per i primi stadi della malattia (in totale se ne contano quattro).

Come si affronta questo tipo di “malattia”?

Ci vuole molta forza di volontà e il coraggio di sperimentare su sè stessi nuove terapie. È davvero impegnativo sia a livello fisico, sia a livello economico, convivere con l'MCS. Non possiamo utilizzare medicinali, tranne quando è inevitabile. Poi bisogna comprare un filtro per l'aria per la propria abitazione e disinfettarla dappertutto con acqua calda e limone, per esempio. E spendere tanti soldi per i cibi “giusti” e per le cose che ci servono, come le mascherine, con le quali dobbiamo camminare per strada, rischiando di essere allontanati, scherniti e derisi dalla gente che incontriamo. E, a seconda dei vari periodi, in cui i sintomi si acuiscono o diminuiscono, bisogna usare una maschera diversa. Quella ideale è di ceramica, ma costa 800 euro e viene venduta esclusivamente in Germania.

Quindi in Italia è problematico procurarsi i mezzi necessari per affrontare l’MCS…

Sì, perché in Italia l' MCS non è considerata una malattia. Solo il Lazio e l'Abruzzo offrono parziali risarcimenti ai malati di MCS. Per fortuna ci sono molte associazioni che si occupano della tutela di chi soffre di questa patologia, come “Amici dell'MCS” e “Amica” , ma secondo me dovrebbero collaborare di più fra loro, smettere di fare a gara per chi ha più malati iscritti e sforzarsi di diffondere la conoscenza su questa malattia. Secondo molti studiosi infatti sono sempre di più le persone a rischio.

Quali sarebbero le categorie di persone più a rischio?

I tecnici che operano nel settore chimico, i militari, gli estetisti e i parrucchieri, a causa del contatto giornaliero con metalli come il piombo e con sostanze presenti in alcuni prodotti, come quelli per le unghie e per le tinture per capelli. Secondo l’associazione “Amica” il 5% della popolazione italiana, tre milioni di persone, sarebbero già affetti da MCS. Non c’è da stare tranquilli.

di Mariangela Dicillo

17 marzo 2014

FONTE: barinedita.it
http://www.barinedita.it/storie-e-interviste/n1241-mcs-malattia-dell-inquinamento-non-riconosciuta--%C2%ABin-tanti-a-rischio%C2%BB

domenica 8 giugno 2014

Ragazza con 3 malattie rare e una famiglia disperata

La famiglia di Giulia, malata, cerca aiuto: il papà di Giulia ha bisogno di lavorare per mantenere sua figlia e tutta la famiglia!

Ci troviamo nella zona di Monza e qui vivono i protagonisti della nostra triste vicenda.
Il 10 luglio del 1991 nasce Giulia e da subito la madre (Lucia) si accorge che qualcosa non va, difatti la piccola verrà messa in incubatrice.
Dopo gli accertamenti giunge una diagnosi terribile, Giulia è nata con una parziale agenesia del corpo calloso. Questo vuol dire che manca la sostanza bianca che unisce i due emisferi. Quali conseguenze porterà questa mancanza? Svariate.
Si va dai problemi di apprendimento non verbale, dalle difficoltà a gestire adeguatamente le modifiche che intervengono nella loro routine giornaliera, alle difficoltà con il ragionamento astratto come la matematica, l’ironia o i giochi di parole, fino a problemi neurologici più complessi che si manifestano con gravi deficit intellettivi e crisi generalizzate, che per fortuna la terapia medica e farmacologica possono tenere sotto controllo.

Le sofferenze per Giulia però non si fermano qui, perché a 7 mesi finisce in coma. Ecco arrivare l'ennesimo macigno, la bimba soffre di diabete insipido. Anche questa rientra nelle patologie rare e per tenerla sotto controllo deve assumere tutti i giorni un farmaco. 

Passano gli anni, anni duri, difficili da gestire perché la ragazza a causa delle sue malattie dev'essere seguita costantemente. Benché il suo corpo sia cresciuto e lei ha compiuto 22 anni, la sua mente è restata a quando ne aveva 3. Per questo motivo la madre non può lavorare e deve stare accanto a sua figlia.
Arriva purtroppo la terza diagnosi: l’oloprosencefalia lobale parziale, una malformazione cerebrale che provoca anomalie a carico del sistema nervoso centrale.

Lucia è una mamma forte, determinata che ha lottato come una leonessa per la sua creatura, anche quando nel 2009 pur di salvarle la vita, messa a rischio dal blocco delle vendite in Italia di un farmaco salva-vita, ha fatto talmente la voce grossa che il suo caso è finito in Parlamento ed è stato trovato un farmaco alternativo.

Oggi però è qui a chiedere aiuto, disperata, spaventata perché nel giugno dello scorso anno il marito, che è muratore e ha 52 anni, ha perso il lavoro. Tra pochi giorni finirà il sussidio di disoccupazione e ancora non è riuscito a trovarne un altro.

Ecco le sue parole: “Lui è pronto a fare qualsiasi cosa. In questi mesi, mentre cercavamo ovunque, non è stato con le mani in mano: ha seguito dei corsi e si è specializzato sui ponteggi, sull'amianto. Abbiamo messo annunci ovunque su Internet, abbiamo chiesto a tutti gli amici di spargere la voce, tutto inutile".

Attualmente un piccolo sostegno alla famiglia di Giulia sta arrivando dall’Associazione Italiana Niemann Pick Onlus, che cerca di dare una mano a tutte le famiglie con casi di malattie rare fornendo delle volte, un sostegno economico.

Questo però è solo un palliativo, una cosa momentanea perché la famiglia di Giulia necessità di aiuti veri, concreti. Il papà ha bisogno subito di un lavoro e mamma Lucia dice con la voce rotta dall'emozione: Non lasciateci soli!.

Per eventuali contatti scrivete a questa mail: redazione@osservatoriomalattierare.it e privatamente vi saranno forniti i recapiti e tutte le informazioni utili. 

di Dora Millaci

20 maggio 2014

FONTE: doramillaci.blogspot.it
http://doramillaci.blogspot.it/2014/05/ragazza-con-3-malattie-rare-e-una.html#more



Giro anch'io, tra le pagine del mio blog, questo accorato appello di mamma Lucia e di suo marito, per aiutare la loro Giulia, colpita da ben 3 malattie rare.
Ciò di cui hanno bisogno maggiormente è di un lavoro, un lavoro per il papà di Giulia che ha perduto il suo, ed ora è disposto a fare qualsiasi cosa per poter pagare le spese necessarie al mantenimento della loro amata figlia malata e di tutta la famiglia. 
Chi potesse aiutarli, scriva senza indugio a
redazione@osservatoriomalattierare.it come sopraindicato. Grazie di vero cuore a chi potrà aiutare questa famiglia, adesso più che mai nel momento del bisogno.

Marco

martedì 3 giugno 2014

Nuova, grande impresa di Luca Panichi: "spianare" lo Zoncolan nel giorno del Giro

Luca Panichi ce l'ha fatta: scalare in carrozzina lo Zoncolan nel giorno della tappa del Giro d'Italia e riuscirci in un tempo notevole, sotto la tabella di marcia prefissata: questa la nuova impresa di Luca, ex ciclista di Magione da anni in sedia a rotelle dopo un brutto incidente avuto in una gara nel luglio del 1994. Luca però non si è mai fermato, così come non si è mai fermato il suo amore per lo sport. In carrozzina ha compiuto diverse imprese, come scalare lo Stelvio, il Gavia e le Tre Cime di Lavaredo. Ma quella dello Zoncolan ha un sapore particolare, vista la difficoltà della salita (pendenze fino al 22%), da molti ritenuta la più dura d'Europa.

Le parole di Luca. Queste le sue parole al termine di questa impresa: «Da un punto di vista tecnico avevamo previsto la scalata in 8 ore, ma l’impresa è riuscita in 6 ore e 40, dimostrando che gli allenamenti effettuati in questi mesi sono stati efficaci, anche perchè fatti con pesi aggiuntivi sulla carrozzina e ruote volutamente sgonfie per aumentare l’attrito. Le salite umbre mi sono state d’aiuto anche se lo Zoncolan si e’ dimostrata realmente la salita più dura d’Europa, e non vi nascondo che quando ho letto ‘La porta dell’inferno lasciate ogni speranza voi ch’entrate’ ho avuto paura di non farcela. Ma adesso potrò dire che le pendenze massime del 22% non mi spaventano piu’ anche perchè vicino a me c’era, come tutti gli anni, sia il Team Matè che BiciCuoreDiabete Onlus, che vede come presidente mio fratello gemello David, e che porta avanti un messaggio di ciclismo come prevenzione del diabete, delle cardiopatie, e a sostegno di tutti i tipi di disabilità. Mi hanno sostenuto gli amici di Lecco che scandivano le mie sbracciate nei punti più difficili della salita, e ho pensato spesso a Fabio Casartelli e Marco Pantani che sono stati i miei angeli custodi, anche perchè lo Zoncolan è stato una delle ultime glorie del Pirata. Queste mie gesta vogliono portare un messaggio positivo nel mondo della disabilità, e non poteva esserci mai sponsor migliore dello Csen che abbraccia il progetto Disinvolto di inclusione sportiva tra disabili e non, e ringrazio anche la Ricom che mi aiuta nell’ingegneristica della carrozzina».
 

Luca, con questa sua nuova grande impresa, lancia a tutte le persone disabili un messaggio di speranza: con la determinazione si può arrivare ovunque, anche se si ha una disabilità.

FONTI: lanazione.it, giornale dell'umbria.it, umbria24.it





Cosa possono fare la grinta, la forza e la determinazione!
Una grandissima impresa questa di Luca e un grande messaggio rivolto a tutti, sani, malati, disabili e non..... quello cioè di non fermarsi di fronte alle difficoltà, ma di continuare ad affrontare, con coraggio e determinazione le proprie piccole e grandi battaglie quotidiane. Grazie Luca!

Marco