venerdì 9 gennaio 2015

L'appello dei malati di fibromialgia. “Per la Regione siamo fantasmi”


«In Piemonte 100 mila pazienti ma non esistono protocolli condivisi»

Elisa Barberis

All'inizio sembravano solo un forte mal di gola e un leggero intorpidimento del corpo, come una sorta di stato pre-influenzale, ma costante. Invece la malattia che 15 anni fa ha colpito Filomena Fiordaliso, 55 anni, e che le ha mandato in tilt il sistema immunitario, non l'ha più abbandonata. Dopo decine di esami di ogni tipo e consulti con specialisti in ogni campo, un decennio fa è arrivata la diagnosi: fibromialgia, detta anche sindrome da affaticamento cronico, una malattia reumatica che colpisce in prevalenza le donne in età matura e si manifesta con rigidità muscolare, disturbi della memoria, deficit visivi, febbri ricorrenti e una condizione di affaticamento che spesso impedisce le azioni quotidiane più normali.
«Il cervello “sente” in maniera amplificata il dolore – racconta Filomena – impiegata comunale. Stare seduta a una scrivania, dormire e addidrittura indossare un vestito possono diventare un incubo a cui non c'è soluzione».
Nonostante l'Organizzazione Mondiale della Sanità abbia riconosciuto da tempo questa patologia, gran parte delle Regioni italiane sono ancora indietro. Solo in Trentino Alto Adige, Lazio e Veneto sono stati messi a punto protocolli come in Francia e Germania per dare assistenza – anche a livello lavorativo – a chi soffre. In tutta la Penisola si stima che siano tra i 2 e i 4 milioni, 100 mila - arrotondando per difetto – solo in Piemonte, dove una legislazione ancora non c'è.
«Sono più di 100 i sintomi probabili, ma non avendo elementi clinici identificativi, una diagnosi certa è quasi impossibile, a volte ci vogliono anni», spiega Renato Carignola, specialista in Immunologia e Allergologia Clinica all'ospedale San Luigi di Orbassano, che da anni segue l'evoluzione della malattia. Esiste solo un esame empirico che valuta i 18 punti sparsi in tutto il corpo che allo strofinamento provocano picchi di dolore. Sul piano della terapia è ancora più difficile dare una risposta: «Non ce n'è una specifica, ma deve essere adattata a ogni specifica esigenza perchè la malattia muta da paziente a paziente».
Da anni Filomena fa avanti e indietro da Milano, Bologna e Verona in cerca di un sollievo, tra rimedi naturale e medicinali più aggressivi, dalla morfina ad antidepressivi e neurolettici-anticonvulsivanti per alzare la soglia del dolore. Come lei, anche Paola Grosso, 54 anni:
«Senza esenzioni da ticket ogni mese curarsi comporta un esborso di centinaia di euro, tutti a carico nostro». Alle Molinette, l'ambulatorio del dipartimento di Reumatologia diretto da Enrico Fusaro ha in carico centinaia di pazienti l'anno, «ma – sottolinea Paola – finchè il Piemonte non riconoscerà la fibromialgia saremo costrette ad andare altrove per ricevere l'assistenza di cui abbiamo bisogno».

4 gennaio 2015

Fonte: Stampa di Torino

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