sabato 12 dicembre 2015

Adele Iavazzo nel braccio della morte


Se fosse stata condannata al carcere duro del 41 bis avrebbe probabilmente una vita migliore

L’aversana affetta da MCS abbandonata dallo Stato. Eppure nel 2008 il Parlamento Europeo ha fatto un invito ufficiale ai paesi dell’Unione di uniformarsi nel riconoscimento della malattia.
«Le condizioni di Adele – ha detto il dottore Genovesi – sono disperate». E’ una lotta contro il tempo

di Antonio Arduino

Probabilmente se fosse stata condannata al carcere duro come quello del 41 bis, Adele Iavazzo trentasettenne aversana affetta da Sensibilità Chimica Multipla - MCS - avrebbe una vita migliore. Quella che ha oggi è pari alla vita di chi occupa una cella nel braccio della morte aspettando che venga eseguita la condanna inflitta dallo stato. Forse per chi legge questa considerazione può sembrare pesante, ma posso garantire che corrisponde a realtà perché oggi Adele vive in una casa inaccessibile ad altri (parenti compresi), spoglia, protetta da inferriate, senza luce elettrica. Non perché le sia stata tagliata per una bolletta pagata in ritardo ma semplicemente perché la sua malattia ha avuto un’ulteriore evoluzione negativa. Da oltre sei mesi Adele è stata colpita da elettrosensibilità. Una condizione che le impedisce non solo di utilizzare, ma anche di essere nella stessa stanza in cui è presente un apparato funzionante con onde elettromagnetiche come computer, telefoni cellulari, televisione, radio. Insomma, un problema che si aggiunge ai tanti problemi creati dalla MCS, una malattia che lo Stato italiano si ostina a non riconoscere, malgrado sia riconosciuta e codificata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità che la definisce “disturbo respiratorio non specificato in relazione ad agenti chimici, gas, fumi e vapori”. Condannando, di fatto, a morte lenta chi ne è affetto. Una malattia che, secondo uno studio effettuato nel 2010 da Giuseppe Genovesi, medico ricercatore presso l’Università "La Sapienza" di Roma, specialista in endocrinologia, psichiatria e immunologia, massimo esperto italiano in Sensibilità Chimica Multipla in collaborazione con l’uno per cento dei medici di famiglia italiani che hanno coinvolto il 50% dei loro assistiti, ha evidenziato 16mila ammalati di MCS, nelle diverse fasi della malattia. “Effettuando una proiezione dei dati – afferma Genovesi – se avessimo coinvolto il 100 per cento dei medici di famiglia e fossero stati inseriti nello studio il 100 per cento dei loro assistiti avremmo avuto 3 milioni e 200 mila casi di MCS, pari al 5 per cento della popolazione. Un numero ben più alto dello 0,05 per cento riconosciuto dal ministero della salute per inserire una patologia tra le malattie rare, che sono riconosciute dallo Stato”. Ricordando che la MCS è riconosciuta in Europa in Austria, Danimarca, Germania, Finlandia, Spagna e nel mondo in nazioni come il Giappone, gli Stati Uniti d'America, il Canada e che nel 2008 il Parlamento Europeo ha fatto invito ufficiale ai paesi dell’Unione di uniformarsi nel riconoscimento della malattia, non sembra eccessivo affermare che lo Stato, ad oggi, ha condannato a morte i cittadini Italiani ammalati di MCS infischiandosene della Costituzione che garantisce il diritto alla salute come fondamentale per ogni individuo. Un diritto negato ad Adele che aveva chiesto di ottenere un aereo di Stato, quello stesso usato da Renzi per assistere ad una finale di tennis in America, per raggiungere un centro specializzato di riferimento per la cura della MCS presente in America, a Dallas nel Texas. “Ritengo che sia stato un gravissimo errore non aver dato la possibilità ad Adele di accedere alle immunoterapia di cui ci sono dati scientifici certi e ampia letteratura” ha affermato Genovesi al termine di una visita di controllo, effettuata adottando ogni possibile precauzione atta a non scatenarle ulteriori problemi. “Al momento – ha aggiunto – le condizioni fisiche di Adele richiedono un intervento terapeutico complesso, non facile da effettuare, che la metta in condizione di accedere all’immunoterapia che considero l’obiettivo da raggiungere”. Questo per poi volare a Dallas, se mai lo Stato volesse ridarle una speranza di vita.

FONTE: Nero su Bianco

Nessun commento:

Posta un commento