domenica 5 febbraio 2017

La buona sanità al Sirai è un intervento da record


CARBONIA. Sulla paziente allergica a ogni sostanza d'origine chimica

Nel marasma della sanità pubblica, un raggio di luce: pur di evitare a una paziente, affetta da una rara malattia, un dispendioso viaggio a Roma, l'ospedale Sirai ha attrezzato una sala operatoria, una di degenza e un'équipe uniche nel loro genere. Tanto che i protagonisti di questa storia a lieto fine, quando parlano dei professionisti che hanno seguito il caso, non esitano a definirli «angeli». Un elogio pubblico manifestato con lo stesso slancio con cui, in passato, la stessa coppia aveva invece attaccato la Asl per le sue carenze.

GRATITUDINE «Vogliamo testimoniare che esiste una buona sanità», afferma Giovanni Meloni, operaio di Carbonia. È il marito di Maria Bonaria Lepori, casalinga affetta da MCS: Sensibilità Chimica Multipla, allergia totale a ogni sostanza di origine chimica, a stoffe sintetiche, conservanti, profumi, detersivi, fumi, vapori, polveri e pure alle onde emanate da apparecchiature elettroniche. Per avere il contributo all'acquisto dei presidi sanitari, tempo fa la coppia aveva fatto (e vinto) una causa contro la Asl 7. Ma questa è storia vecchia. Quella nuova racconta come sia stato possibile allestire un'organizzazione senza precedenti per evitare alla paziente di trasferirsi a Roma per sottoporsi a un intervento chirurgico. Una sala operatoria bonificata, l'uso di particolari attrezzature, medici e infermieri preventivamente preparati (assenza totale di profumi su persona e indumenti), l'allestimento di una camera di degenza con i medesimi requisiti e a cui poteva accedere solo personale che avesse seguito i parametri prefissati. «Siamo senza parole - sottolineano Maria Bonaria Lepori e Giovanni Meloni - dinanzi a tanta professionalità, infinita pazienza e umanità».

I NOMI Un'umanità con nomi e cognomi ai quali la paziente rende pubblicamente omaggio: il direttore Sergio Pili e il vice Sandro Caria, il coordinatore del Poliambulatorio Sergio Lai, i chirurghi Antonio Tuveri e Nicola Pulix, gli infermieri Anna Franca Pitzalis, Patrizia Cau, Nadia Cherchi, Efisio Campus, Silvana Vincis, Antonella Angius, l'anestesista Enrico Minichiello. Da un lato sia Pili che Caria confermano «le particolari necessità affrontate nel migliore dei modi consapevoli che prima di tutto viene il paziente», dall'altro i coniugi rivelano un desiderio: «Sarebbe ideale se il Sirai o un altro ospedale del territorio ospitasse un centro permanente per i malati di MCS evitando loro di recarsi al Policlinico Umberto I di Roma».

Andrea Scano

28 gennaio 2017

FONTE: L'Unione Sarda

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